Salmo di domenica 22 marzo 2020
Sal 23 (22)
"1 Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
4 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
6 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni".
Lo abbiamo già meditato il 22 febbraio 2019, questo salmo intramontabile e prezioso che ci è stato tramandato come un diamante di famiglia e che ancora oggi ci illumina il cuore.
In questi giorni di paura tutti abbiamo bisogno di conforto e di cura, abbiamo bisogno di ripetercelo e di annunciarlo.
È un salmo che si commenta sempre volentieri. Le immagini del Pastore e del gregge, a cui il Vangelo ci ha abituato, danno sicurezza, serenità e fiducia.
"Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla".
Non è un'affermazione generica e sottolineo quel "mio" che dice tutta la familiarità e la contentezza di avere il Signore come pastore. Chi si prende cura di me, chi mi guida, chi mi accoglie e mi raccoglie è il mio Signore, l'Abbá di Gesù.
Con il Signore ho tutto; il mio desiderio sempre in ricerca trova il suo approdo, la completezza che mi sembra non raggiungere mai, è lì, con lui! Niente mi manca!
Il pastore è lui: questo fa arrendere la mia presunzione, la pretesa che sia io capace di "farmi un futuro".
Il Salmo conosce una sola posizione salda, che non vacilla: quella tra le sue mani, con la sua guida e col nutrimento che solo lui dà in abbondanza.
"Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce".
Fame, sete e fatica trovano nel Signore sazietà. Nessuno meglio di lui conosce la mia povertà e i miei bisogni e se ne prende cura. Erba fresca e acque tranquille dicono la pace e la serenità a cui il mio Signore mi conduce.
Adesso non sono serena, ma sentire che c'è un riposo preparato per me, è già sollievo!
Il nostro cuore, in palpitazioni continue che ci soffocano, nella tempesta di notizie che sembrano travolgerci, ha bisogno di un rallentatore, di un "cardiologo" che curi la paura di non farcela.
Il Signore seda la tempesta e ci conduce sani e salvi al sicuro.
"Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me".
Nei deserti rocciosi della Palestina, che un ebreo conosce bene, era pericoloso attraversare gole strette, valli che nascondevano ad ogni anfratto un pericolo di predoni o bestie selvatiche.
C'è un pastore che guarda dall'alto il cammino, che rende stabile i passi su sentieri che sono oscuri solo per noi, ma conosciuti dalla sua lungimiranza di Padre.
Perché il Signore non interviene, ci domandiamo, perché siamo lasciati soli a combattere?
Il Salmo controbatte a questo scoraggiamento: il Signore è il "Dio con noi"; nella valle oscura fa strada, non ci lascia attraversare l'ignoto senza accompagnarci.
"Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza".
Quando c'è da combattere i lupi, il pastore non si tira indietro e lotta.
Nelle mani del Pastore vediamo i segni della sua signoria ed autorità, che non mi spaventano perché sono al servizio del bene della mia vita.
Tante volte si ha come paura di Dio e del suo immenso potere, ma è di quella potenza pasquale, che ha rotto il sepolcro e tratto alla vita il Figlio, che noi abbiamo bisogno!
"Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici".
La scena mi sorprende sempre: davanti ai nemici che spiano il momento giusto per sorprendermi e avventarsi, altri occhi vegliano in difesa.
Il banchetto della festa e della fine della guerra è apparecchiato davanti ai nemici esterrefatti che pensavano di avere già vinto.
Una mensa eucaristica, cioè di ringraziamento, è imbandita per noi quando ancora ci sentivamo in guerra.
In questi giorni di pandemia non possiamo celebrare insieme la liturgia eucaristica? Il Salmo ci annuncia che è già preparata e che il Signore ha il nostro stesso desiderio e attende di celebrarla con noi!
"Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca".
Tutti segni di accoglienza e di festa! Sono l'ospite d'onore alla mensa del Padre. Infatti l'unzione con unguento prezioso ed il calice continuamente colmato, erano i segni che distinguevano l'ospite, prezioso al capo famiglia, tra tutti gli altri commensali.
"Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni".
La preghiera si chiude con uno sguardo al futuro senza fine e rinnova la certezza che la bontà e la fedeltà di Dio sono l'antidoto ad ogni veleno che inquina la vita. Oggi sono in compagnia sua, domani sarò ospite eterno nella sua dimora regale.
La fede di oggi diventa speranza per il futuro.
Finisco con questa invocazione che è anche scoperta e desiderio che vorrei contagiare nel cuore affaticato di tutti:
"Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome".
Signore il tuo nome è grande, non c'è potenza che possa ergersi su di te. Ogni altro nome, ogni nemico degli uomini, impallidisce e riconosce la sua limitatezza.
Per il tuo nome ti supplico, Signore, rinfrancaci, solleva il tuo popolo che soffre, sii fedele al tuo essere pastore, padre, sposo, amico, medico e redentore.
La quaresima che stiamo vivendo ci mostri che la meta è la Pasqua, che nessuna tenebra può impedire il cammino verso la vita, che tu ci sei al fianco sempre e non siamo soli a lottare. Per il tuo santo nome, salvaci Signore!
Quando c'è da combattere i lupi, il pastore non si tira indietro e lotta.
Nelle mani del Pastore vediamo i segni della sua signoria ed autorità, che non mi spaventano perché sono al servizio del bene della mia vita.
Tante volte si ha come paura di Dio e del suo immenso potere, ma è di quella potenza pasquale, che ha rotto il sepolcro e tratto alla vita il Figlio, che noi abbiamo bisogno!
"Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici".
La scena mi sorprende sempre: davanti ai nemici che spiano il momento giusto per sorprendermi e avventarsi, altri occhi vegliano in difesa.
Il banchetto della festa e della fine della guerra è apparecchiato davanti ai nemici esterrefatti che pensavano di avere già vinto.
Una mensa eucaristica, cioè di ringraziamento, è imbandita per noi quando ancora ci sentivamo in guerra.
In questi giorni di pandemia non possiamo celebrare insieme la liturgia eucaristica? Il Salmo ci annuncia che è già preparata e che il Signore ha il nostro stesso desiderio e attende di celebrarla con noi!
"Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca".
Tutti segni di accoglienza e di festa! Sono l'ospite d'onore alla mensa del Padre. Infatti l'unzione con unguento prezioso ed il calice continuamente colmato, erano i segni che distinguevano l'ospite, prezioso al capo famiglia, tra tutti gli altri commensali.
"Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni".
La preghiera si chiude con uno sguardo al futuro senza fine e rinnova la certezza che la bontà e la fedeltà di Dio sono l'antidoto ad ogni veleno che inquina la vita. Oggi sono in compagnia sua, domani sarò ospite eterno nella sua dimora regale.
La fede di oggi diventa speranza per il futuro.
Finisco con questa invocazione che è anche scoperta e desiderio che vorrei contagiare nel cuore affaticato di tutti:
"Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome".
Signore il tuo nome è grande, non c'è potenza che possa ergersi su di te. Ogni altro nome, ogni nemico degli uomini, impallidisce e riconosce la sua limitatezza.
Per il tuo nome ti supplico, Signore, rinfrancaci, solleva il tuo popolo che soffre, sii fedele al tuo essere pastore, padre, sposo, amico, medico e redentore.
La quaresima che stiamo vivendo ci mostri che la meta è la Pasqua, che nessuna tenebra può impedire il cammino verso la vita, che tu ci sei al fianco sempre e non siamo soli a lottare. Per il tuo santo nome, salvaci Signore!
Nei molti anni in cui Davide si era preso cura delle pecore, aveva imparato che questi animali indifesi richiedevano un’attenzione particolare, continua, in una terra dove le belve selvatiche vagavano liberamente e pecore e agnelli erano facile preda anche di animali di modeste dimensioni (non scordiamo che stiamo parlando di un periodo di migliaia di anni fa): così egli ha applicato questa conoscenza al nostro rapporto con Dio.
RispondiEliminaEcco perché il salmo 23 è chiamato il “salmo del pastore”, perché parla di un pastore, anzi del Signore sorto a immagine del pastore, e ne sviluppa il simbolo.
Non solo, dal v.5 in avanti è delineata un’altra immagine, quella dell’ospite che invita a cena: “Davanti a me tu prepari una mensa…”.
Quindi due sono i simboli: il pastore e colui che ci invita a cena trattandoci regalmente e facendoci stare con sé.Tanto da esprimere ottimamente la tensione spirituale, psicologica, umana e teologica del testo, riassumendo tutto con un’espressione di grande fiducia: “Tu sei con me”.
(adonaj.it)
Quel che nelle nostre lingue ha bisogno di 5-6 vocaboli, viene espresso in
RispondiEliminamaniera molto asciutta in ebraico: "Jawhé ro`î", due soli termini per
affermare in maniera perentoria che l'unico pastore riconosciuto come tale
è Jahwé. Non un "signore" generico, da confondersi con i tanti pretendenti
"signori", ma Jahwé. Da questa premessa, il salmista passa alla
conseguenza: non manco di nulla.
Quando Jahwé si occupa del suo popolo questo prospera sereno, quando lo
fanno i suoi sedicenti rappresentanti è la tragedia.
su pascoli erbosi [il Signore] mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Il gregge/Israele sa che, fidandosi di Jahwé, "pascolerà lungo tutte le
strade, e su ogni altura troverà pascoli. Non soffrirà né fame né sete e
non lo colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha pietà di esso lo
guiderà, lo condurrà a sorgenti di acqua..." (Is 49,9-10). Il Signore
conosce pascoli dove c'è abbondanza per tutti, per "la pecora grassa" e
per quella "magra" . C'è persino l'acqua sopra la quale il gregge viene
condotto. Queste "acque" vengono definite "tranquille". Il vocabolo indica
la situazione di quiete propria di chi è al sicuro dai nemici: allusione alla
condizione di pace verso la quale giunge chi si affida al Signore.
(Alberto Maggi)
Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l'Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». (Ap. 7,16.17). "In verità vi dico il padrone si cingerà le sue vesti li farà mettere a tavola e passerà a servirli" Lc. 12,37. "Beato chi mangerà il pane del regno di Dio" Lc. 14,15
RispondiEliminaSignore Gesù, pastore buono, facci trovare la tua pace nei pascoli di salvezza della tua Chiesa: se tu ci guidi, nell' altro sapremo desiderare che te. Amen
RispondiEliminaDio, o pastore di costellazioni, Spirito che apri il volo agli infiniti stormi di uccelli verso i terminali delle loro migrazioni; Spirito che spiri avanti tutti i pensieri degli uomini buoni e giusti; Spirito che conduci i pellegrini dello spirito negli incantati pascoli della santità, e gli erranti riconduci da sperduti deserti sulle vie della vita, e mai desisti, Divino mendicante, di cercare la pecorella smarrita: se il vederti con gli occhi del corpo è di troppo in questa valle oscura, che almeno sempre oda i tuoi passi mentre mi cammini accanto, o Compagno di traversata; e ciò sia a tua gloria più ancora che il prestarti a guidare le stelle nella notte. Amen.(Turoldo)
RispondiEliminaRinfranca l' anima mia...
RispondiEliminaAnche se vado per una valle oscura,
RispondiEliminanon temo alcun male, perché tu sei con me....
Grazie Padre per la tua vita nella mia, senza te c'è solo desolazione!.