Prima lettura dell'1 ottobre 2021
Bar 1, 15-22
"Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per l’uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, per i nostri re e per i nostri capi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri, perché abbiamo peccato contro il Signore, gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, che diceva di camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messo dinanzi. Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall’Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce.
Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali, insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciato per mezzo di Mosè, suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall’Egitto per concederci una terra in cui scorrono latte e miele.
Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, secondo tutte le parole dei profeti che egli ci ha mandato, ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore, nostro Dio".
Il dramma dell'esilio ha mandato completamente in tilt il popolo di Dio. Come è possibile che il Signore abbia permesso questo? Perché il Signore non ci ha difeso?
I profeti stessi vivono una profonda crisi, ma la Parola che li anima apre la loro bocca alle risposte che solo il Signore sa dare.
Baruc, come altre voci profetiche, ha letto la catastrofe come una conseguenza del peccato di un intero popolo ribelle e dal cuore indurito.
Il baratro d' Israele è la storia di scelte sbagliate che ha coinvolto i singoli e la comunità, fino ai re. Tutti si sono cacciati in una vita che si perdeva per l'arroganza di capire tutto, per la presunzione di conoscere le strade da seguire.
"Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall’Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce" dice il nostro testo. Diventa necessario allora riconoscersi peccatori per implorare perdono e liberazione.
"Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto".
Il Signore è giusto, il problema siamo noi e il nostro peccato, dice Baruc.
È un passo importante riconoscere di non essere giusti; per questo ogni liturgia eucaristica si apre con una richiesta di verità: "fratelli riconosciamoci peccatori e bisognosi di misericordia". E' una necessaria inversione di marcia perché nascondere il proprio peccato porta a camminare insalvabilmente e a trascinare noi e chi amiamo in voragini sempre più profonde.
"Come oggi avviene per l’uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, per i nostri re e per i nostri capi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri".
È un intero popolo, e per più generazioni, che si riconosce peccatore. Nessuno è escluso, tutti coinvolti dal più misero al più potente in questa follia di ribellione, come se il problema fosse la sudditanza al Padre, dimenticando che "i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti" (Sal 19, 10).
"Perché abbiamo peccato contro il Signore, gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio".
Ecco qual è il peccato di cui si parla: il non ascolto, la disobbedienza ad una Parola fecondatrice di vita.
Tutto per Israele inizia con Abramo, con un uomo che si è affidato, ascoltando obbediente la voce del Signore.
L'ascolto rende Israele forte e fecondo, il non ascolto lo porta verso un terribile fallimento e verso la morte.
"Che diceva di camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messo dinanzi".
Israele lo sa e ne fa memoria in ogni festa solenne: la libertà dall'Egitto, la vita libera e feconda nella terra promessa ai padri, la vittoria su tantissimi nemici che premevano ai confini, è venuta sempre dalla docilità ad un altro da sé, ad un Padre che, di volta in volta, raddrizzava il tiro, sgridava per riportare sulla via dritta, usava il bastone per radunare le sue pecore smarrite. I decreti, i comandamenti, sono imposizioni? Per il popolo piccolo e fragile sono il limite vitale contro la distruzione.
La situazione di grande sofferenza dell'esilio è un'autocondanna che Israele si è inflitto per la sua testardaggine.
"Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali".
Questa frase mi tocca particolarmente. Ci sentiamo un popolo spaventato, smarrito e con poca fiducia nel futuro. Non siamo lontani dalla condizione di Israele in esilio perché schiavitù ben più subdole, e quindi pericolose, ci bloccano e tormentano.
"Al Signore, nostro Dio, la giustizia": partiamo da questo, riconosciamoci ostinati e arroganti, abbandoniamo pretese di onnicomprensione della nostra vita e affidiamoci a chi, nella sua misericordia, ci farà rivedere giustizia e ritrovare un abbraccio e la pace.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Salmo 79 (78), 1-8
Commento del 26/05/2021
Vangelo nella versione di Mt 11, 20-24
Commento del 14/07/2020
"Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto".
RispondiEliminaEravamo così.
Peccato, disonore, vergogna.
Ma siamo stati riscattati.
La vergogna è stata cancellata dal nostro cuore.
Il disonore tolto dal nostro volto.
Il Signore si è preso cura di noi ridandoci sorriso e pace.
Peccatori e ci ha amati.
Umiliati e ci ha esaltati.
Nemici e ci ha resi figli.
Lontani e ci ha cercato.
Insalvabili e ci ha salvati.
Alleluia!
Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali".
RispondiEliminaI mali che io inconsapevolmente mi arreco.
Non sempre sono responsabili gli altri...
Medito su questo,stamane!
Faccia chiarezza allla luce TUA!
Amen