Prima lettura del 6 agosto 2020
Come fuoco ardente
Dn 7, 9-10. 13-14
"Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto".
Daniele è un profeta visionario, vede cioè la parola e la trasmette sotto forma di simboli. La parola diventa tridimensionale, colpisce nelle immagini che evocano i momenti salienti della storia di Dio con il suo popolo.
Daniele attinge alla tradizione mistica di Israele e dei popoli vicini; i segni profetici si riempiono di significato e diventano patrimonio espressivo comune.
Vengono così assunti da altri veggenti, come ad esempio da Giovanni apostolo nella sua Apocalisse, che continuano e ampliano questo modo rivelativo.
La parola si incarna e le immagini, guardate a fondo per essere capite, vengono raccontate affinché altri entrino nella visione e la parola diventi vita ed esperienza comune.
"Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise".
Una serie di troni e un uomo molto vecchio in mezzo ad essi: tante regalità con un re antico, che precede tutti gli altri e le sovrasta. È l'idea biblica degli "elohim": il Dio d'Israele è il Signore dei signori.
"La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente".
Il bianco è simbolo della gloria divina, ed è abbagliante, una luce crescente. Questo vecchio siede sul carro di fuoco, la " merkavah" delle visioni di Ezechiele (cfr. Ez 1, 4-26).
Luce e fuoco sono i segni inequivocabili della natura luminosa e creatrice del personaggio al centro della scena.
"Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano".
Il fuoco si estende a tutta la creazione, l'azione del Dio vivente accende e raggiunge ogni cosa. Tutta una corte di esseri celesti è al servizio di questo Re dei re. La creazione ruota intorno a lui e il suo fuoco la anima e sostiene.
"La corte sedette e i libri furono aperti".
Nella tradizione mistica e profetica di Israele tutto è scritto nei libri sociali custoditi in cielo. I libri aperti indicano il mistero che finalmente è rivelato; la corte siede e si dispiega il giudizio, cioè viene rivelato il significato di tutta la storia.
"Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui".
Ed ecco comparire il protagonista assoluto di tutto il libro di Daniele: il figlio dell'uomo, cioè l'uomo divino-umano per eccellenza, figura del Messia veniente nel mondo.
Viene presentato al Vegliardo. L'immagine è quella di una corte regale in cui il re stesso dà incarico ad una persona di fiducia di portare a termine la sua missione.
"Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano".
Tutti i poteri del re vengono dati al figlio dell'uomo; non solo, anche tutti i popoli della terra vengono messi sotto il suo dominio. E' l'uomo di fiducia, colui che opera per il Signore, rivestito della regalità e del potere totale.
"Il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto".
E' la nostra salvezza che tutti i poteri del Signore siano dati a chi li usa come lui!
Il potere eterno è quello dell'Amore, resta per sempre, non tramonta e cresce nel tempo affinché si moltiplichi tra i figli.
Come avere il dubbio che ci possa essere un potere che lo diminuisca o lo possa offuscare? Per la Bibbia non c'è potenza che superi o possa stare al pari con quella del Signore. Ed egli insedia il Figlio su tutto e gli sottomette ogni potenza affinché niente possa separarci dalle sue mani (cfr. Rm 8, 38-39).
Gli scritti del nuovo testamento hanno dato pieno compimento a queste parole di Daniele, dando un nome a quel vegliardo e al figlio dell'uomo.
Guardiamo con meraviglia a immagini così profetiche che centinaia di anni prima avevano "visto" quello che solo il Cristo ci ha potuto rivelare.
Il messaggio che ne riceviamo è meraviglioso: nessun potere è superiore a quello di Dio, che è potere dell'amore, potere paterno che come fuoco ardente accende tutta la creazione della sua luce e la porta a crescere fino alla vita piena.
Solo la potenza dell'amore rimarrà oltre ogni tempo e per sempre. Essere nell'amore, credere all'amore, vivere l'amore, ci divinizza e ci fa entrare nell'eternità del Padre.
RispondiElimina"Il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto". Parlare di ciò che è eterno, di ciò che non finirà mai, significa uscire dal nostro oggi ed entrare in quello di Dio. Il suo regno non subisce la distruzione. Ecco l'eterno che si affaccia nel nostro tempo ricco di promesse. Luce risplende e tutto illumina, giorno pieno senza tenebre finalmente nel nostro oggi. Il profumo di eterno riaccende la nostra speranza. Il Regno che non sarà mai distrutto ci permette di guardare al futuro con gioia. L'eterno feconda il nostro tempo e lo rende capace di festa.