Prima lettura del 27 luglio 2023
"Il terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.
Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te».
Mosè riferì al Signore le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo».
Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore.
Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte.
Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce.
Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte".
Che tempi difficili stiamo vivendo! Spesso si legge questa frase per etichettare gli anni del covid e del post covid, come anni da dimenticare, da metterci una pietra sopra sperando di poter andare avanti.
Una lettura diversa e profetica è possibile a partire dalla Scrittura, facendo tesoro dei capisaldi della fede.
Il tempo che Israele percorre nel deserto, tra pericoli mortali, fatica, dubbi e incertezze, è cantato dai profeti come memoriale del fidanzamento con Dio. Non è una semplicistica e romantica infiocchettatura dei "bei tempi passati".
È il modo della fede di leggere un tempo di attesa e di fatica, per scrivere la storia dei giorni messi completamente nelle mani del Signore avendo l'impossibilità di camminare da soli.
Sta qui il tesoro nascosto nei 40 anni di Esodo: aver scoperto che di solitudine si muore e invece tendendo la mano per farsi accompagnare si scopre tanta vita!
Le tappe nel deserto sono appuntamenti da innamorati, luci nella notte di un cammino di cui solo il Signore conosce la via.
"Israele si accampò davanti al monte".
Una pausa necessaria nel faticoso cammino nel deserto. Bisogna fermarsi, bisogna sapersi fermare. Anche questo deve insegnare il Signore al suo popolo che non si era mai fermato per paura della frusta del padrone.
Nel deserto, come un Padre paziente, deve educare al momento dell'ascolto, della festa, della convivialità.
Fermarsi è un atto di libertà. È necessario camminare ed necessario fermarsi, fare tappa, prendersi del tempo per il riposo, per ritemprarsi e trivare la verità su se stessi.
"Il Signore disse a Mosè".
Il Signore parla a Mosè a tu per tu, in confidenza come ad un amico e lo fa per parlare a tutto il suo popolo. Questo è il primo passo fondamentale di ogni relazione umana tra di noi e nella fede col Dio vivente: stringere un rapporto personale che ci fa riconciliare con quelli complessi e vari che ci circondano.
"Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube".
È il segno che il Signore annuncia oer manifestarsi al suo popolo. Una nube densa che protegge e accompagna nel deserto, dove non c'è altra protezione. Il Signore annuncia la sua venuta perché i cuori si preparino all'attesa e all'incontro.
Mosè diviene profeta, bocca di Dio, per proclamare la venuta del Signore.
Non è una nuve che nasconde; la preparazione a questa discesa tangibile di Dio fa di questa nube una rivelazione che toglie la paura e fa riconoscere l'Amato, velato ma non nascosto.
"Perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te". Ascoltare per credere: questo è il motivo della manifestazione divina.
Il Signore si manifesta per il bene del suo popolo non per mostrare quanto è potente.
E qui possiamo cogliere la verità delle sue epifanie: non apparizioni spettacolari, ma intima compenetrazione con i suoi figli.
Desidera ascolto e fiducia, e questo non si fa nelle adunanze mega galattiche, ma personalmente, profondamente.
"Perché il popolo senta": Mosè è il mezzo che permette la comunicazione con ognuno, il mediatore necessario che fa sentire Dio, vicino, parlante, affidabile.
Credere nelle parole di Mosè sarà credere nel Padre, scoprirlo come prossimo e proteso per il bene di ogni persona in ricerca.
Il Signore viene a noi, ci raggiunge, la sua nube ci copre, ci avvolge e ci riempie di Spirito.
Facciamoci accompagnare dalla Scrittura in questa scoperta graduale che ce lo fa sentire presente col suo amore e operante ogni giorno per il bene dell'intera umanità.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Salmo da Dn 3, 52-90
Commento del 06/04/2022
Che tempi difficili stiamo vivendo! Spesso si legge questa frase per etichettare gli anni del covid e del post covid, come anni da dimenticare, da metterci una pietra sopra sperando di poter andare avanti.
RispondiEliminaE sono da dimenticare proprio! ma purtroppo il male subito non si cancella e lascia il segno... il Signore guarisca ogni ferita, soprattutto per quelli a cui è stata rubata vita!
"Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube".
RispondiEliminaTu sei il veniente.
Colui che ci viene incontro.
Tanto è il tuo desiderio di lasciarti incontrare.
"Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube".
Il nostro desiderio di te sarebbe vano se tu non fossi il veniente.
Il nostro cammino verso di te non avrebbe meta se tu non fossi il veniente.
Quello che non noi possiamo tu lo realizzi, e ti incontriamo.
"Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube".
Maranatha, vieni Signore.
Il popolo senta che TI parlo e creda per sempre a te
RispondiEliminaGrazie per quello che mi doni sempre direttamente o attraverso i vari Mosè che incontro ..si anche qui.
Grazie papà