Prima lettura del 28 luglio 2023
"In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole:
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio,
perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Onora tuo padre e tua madre,
perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese
che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo.
Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo»".
"In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole".
Qualcuno rivolge ad un gruppo di schiavi "parole" che non sono ordini umilianti e opprimenti.
Non sono abituati gli ebrei ad essere trattati da figli, nessuno lo fa fatto con loro da 400 anni. Si deve imparare a vivere da liberi, non è automatico come penseremmo.
Una voce nuova richiede fiducia nuova, è un modo di rapportarsi con gli altri e con se stessi da adulti, da responsabili, da persone e non da cose. Perché la responsabilità del fratello è per gli uomini liberi, non degli schiavi!
Il deserto è questo tempo prezioso per cogliere la voce nuova ed unica del Dio vivente. È un tempo per imparare a distinguere questa voce da ogni altra e per ascoltarsi e ascoltare.
Cosi Gesù dirà dei suoi discepoli: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (Gv 10, 27).
"Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai".
Il più grande rischio interno alla fede è l'idolatria, trasformare Dio da liberatore a portafortuna, un amuleto per la buona salute, oppure oggetto da usare al bisogno per propiziarci la buona riuscita negli affari e nella vita. E' più facile e più comodo un idolo!
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Salmo 19 (18), 8-15
Commento del 28/10/2020
Io sono
RispondiEliminaQuello che ti fa respirare,vivere,dormire
Quello che....tutto il bene possibile
Grazie papà
"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile".
RispondiEliminaHai risposto al mio bisogno di libertà.
Sei autore della mia continua liberazione.
Mi strappi da nuove schiavitù.
Tu sei il mio Dio.
"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile".
Mi fai ascoltare la tua voce.
Mi nutri col tuo pane di vita.
Mi doni di condividere l'amore che mi doni.
Tu sei il mio Dio.
"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile".