Prima lettura del 21 agosto 2023
Abbandonarono il Signore
Gdc 2, 11-19
"In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti.
Allora si accese l’ira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non potevano più tener testa ai nemici. In tutte le loro spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all’estremo.
Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così.
Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perché il Signore si muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano. Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro: non desistevano dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata".
Appena due giorni fa la liturgia ci mostrava il fervore con cui il popolo rispondeva a Giosuè con la certezza di non abbandonare più il Signore e in questo brano, dopo l'entrata nella terra di Canaan, si vede la caduta rovinosa nell'idolatria (cfr. Gs 24, 14-29).
Il libro dei Giudici abbraccia il periodo che va dal 1200 sino al 1050 a.C. circa e racconta la storia di alcuni condottieri, capi militari dell'antico Israele che venivano nominati per tenere le redini dell'amministrazione di un popolo senza re e con le tribù che si concepivano come indipendenti fra loro.
Era un tempo di assestamento e di grande crisi in cui il popolo di Dio viveva l'andirivieni tra il culto al Dio vivente, che li avena salvati solo per amore, e la scelta fallimentare di prostrarsi agli idoli delle popolazioni indigene in Palestina.
"In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore".
E' un ritornello ricorrente nel libro: sottolinea che il Signore guarda costantemente i suoi figli. Gli occhi rivolti al popolo vedono e svelano l'idolatria che è mossa dalla paura di un futuro incerto, dall'opportunità di adeguarsi ai popoli incontrati nel cammino, facendo "come fanno tutti".
E' un "male agli occhi del Signore" non perché si offenda per l'abbandono, ma perché per i suoi figli è perdita di identità, di progetto comune e di memoria. In sintesi è dimenticare di essere la discendenza innumerevole di Abramo che arriverà al Messia, di avere Dio stesso come eredità!
"E servirono i Baal".
Baal è un'insieme di divinità dei popoli fenici, a cui era attribuito il controllo della fertilità della terra e della fecondità degli animali e delle persone; caratteristica accattivante che attrae il desiderio di tutti per garantirsi un futuro florido.
Nei momenti di crisi la paura spinge verso scelte superstiziose e primordiali, verso religiosità "pratiche" del dare e avere: mi sacrifico per un dìo che mi deve ricambiare con i suoi favori.
E' entrare in un circolo assurdo, prostituendosi e pagando per ciò che è già dato gratis!
"Abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti".
Il Dio conosciuto, liberatore, di cui si conserva la memoria di padre in figlio per generazioni, barattato con un dìo sconosciuto ma che promette mari e monti, creato con le proprie mani e della cui fedeltà è facile dubitare. L'esperienza e il memoriale, custodito come relazione intimo e filiale, vengono meno in tempo di crisi; si corre dietro ad ogni speranzella ed a imbonitori che promettono faville.
"Si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti".
Il Dio di Israele è un Dio geloso dei suoi figli, che non accetta di condividere l'amore che prova con nessun altro potere.
E' sempre stato così: il Dio che si fa chiamare con il nome di tre patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, ha stretto un'alleanza che lo responsabilizza, che lo lega indissolubilmente come sposo fedele ad Israele.
Non è distante, non lascia che gli eventi schiaccino coloro che ama. Interviene sempre, correggendo e guidando, fermando scelte mortali e mostrando ancora una volta la via del bene.
E' un brano che ci fa pensare: finalmente gli israeliti sono entrati nella terra promessa, hanno un bagaglio di memoria fondante e preziosa, eppure non fanno tesoro della fedeltà del Signore, non si affidano alle sue braccia, le uniche che possono strappare dalla morte.
E' storia di ognuno di noi, in balia di una fede debole che si fa intimorire da ogni evento difficile.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Vangelo di Mt 19, 16-22
Commento del 19/08/2019
"Abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti".
Il Dio conosciuto, liberatore, di cui si conserva la memoria di padre in figlio per generazioni, barattato con un dìo sconosciuto ma che promette mari e monti, creato con le proprie mani e della cui fedeltà è facile dubitare. L'esperienza e il memoriale, custodito come relazione intimo e filiale, vengono meno in tempo di crisi; si corre dietro ad ogni speranzella ed a imbonitori che promettono faville.
"Si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti".
Il Dio di Israele è un Dio geloso dei suoi figli, che non accetta di condividere l'amore che prova con nessun altro potere.
E' sempre stato così: il Dio che si fa chiamare con il nome di tre patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, ha stretto un'alleanza che lo responsabilizza, che lo lega indissolubilmente come sposo fedele ad Israele.
Non è distante, non lascia che gli eventi schiaccino coloro che ama. Interviene sempre, correggendo e guidando, fermando scelte mortali e mostrando ancora una volta la via del bene.
E' un brano che ci fa pensare: finalmente gli israeliti sono entrati nella terra promessa, hanno un bagaglio di memoria fondante e preziosa, eppure non fanno tesoro della fedeltà del Signore, non si affidano alle sue braccia, le uniche che possono strappare dalla morte.
E' storia di ognuno di noi, in balia di una fede debole che si fa intimorire da ogni evento difficile.
Abbiamo la certezza di essere figli, eppure deturpiamo il nostro volto allontanandolo dagli occhi di chi ci guarda per portare vita. Ma alti e bassi del nostro cuore non fermano il Signore che si mostra instancabile nel recuperare il rapporto con noi, figli infedeli ma sempre amati.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Vangelo di Mt 19, 16-22
Commento del 19/08/2019
"In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore".
RispondiEliminaSi parla di idolatria.
Sostituire il Dio vivente
per qualcuno che promette
il paese dei balocchi.
Tutto e subito,
presto e facile,
per questa via mi butto
tra le braccia di un idolo.
È male agli occhi del Signore perché è male per me.
"In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore".
il Signore fece sorgere dei giudici
RispondiEliminasi
aiutami sempre
ho bisogno di guide,della TUA Parola introiettata in continuo,non posso farne a meno
Tu mi guidi su terra piana
Amen