Seconda lettura di domenica 20 agosto 2023

Una vita dai morti
Rm 11, 13-15. 29-32

"Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!"


Paolo, ebreo osservante, sconvolge la sua vita e quella di chi si appoggiava a lui per fermare l'ondata "eretica" di questi nuovi cristiani, intraprendendo un cammino di revisione e discernimento su tutto il suo bagaglio culturale, dogmatico e interiore, fatto proprio fino al momento della folgorazione sulla strada di Damasco.
E' un vero e proprio spartiacque epocale, un prima di Cristo e un dopo Cristo in cui rilegge tutta la Sacra Scrittura e la tradizione del popolo di Dio con la luce nuova irradiata dal Vangelo.
Per tutta la vita rimarrà in Paolo una grande sofferenza vedere che gran parte degli ebrei del suo tempo non fanno il suo stesso passaggio di fede, rifiutando di riconoscere in Gesù l'inviato del Signore che porta a compimento in sé ogni profezia.
Prima di questo brano aveva affermato:
"Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema (cioè scomunicato), separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne" (Rm 9, 2-3).
Un vero padre della fede, Paolo, non solo per i cristiani, ma per gli ebrei che porta nel cuore e si adopera nel cercare ogni modo, ogni parola, ogni ragionamento affinché l'annuncio penetri il loro cuore come ha convertito il suo.
Una certezza sostiene il suo travaglio: il Signore è fedele in eterno al patto con il popolo dell'antica alleanza e non abbandonerà i suoi figli!

"Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni".
Paolo è la breccia che spacca una credenza di chiusura e di privilegio: la salvezza non tocca solo al popolo eletto!
Egli è il vero apostolo delle genti, dei non circoncisi e quindi anche nostro. Dedica il suo estro, la sua sapienza e le sue energie per portare l'annuncio del Vangelo ai pagani anche difendendo la sua missione davanti agli apostoli a Gerusalemme.
Ma questi brani ci rivelano quanto segretamente speri di essere apostolo anche dei fratelli ebrei! Forse un moto di orgoglio potrebbe ingelosire l'antico Israele per riprendere il suo posto di figlio prediletto e prescelto da sempre!

"Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?"
Ecco una lettura che supera lo scandalo di un popolo che non ha saputo riconoscere il Messia tanto atteso! Il rifiuto di Israele si è rivelato una benedizione per le genti, perché il Vangelo ha rotto gli argini del muro di inimicizia da sempre esistente tra ebrei e pagani (Ef 2, 14-15).
E così Paolo ha fiducia che se il rifiuto si è rivelato un bene per i non ebrei, quanto più l'accoglienza del Messia Gesù da parte d'Israele sarebbe l'esplosione della riconciliazione cosmica di tutti i popoli tra di loro che si riconoscono veramente figli dell'unico Padre!
Paragona questo momento alla pasqua, perché passaggio dalla morte alla vita, dalla chiusura in un sepolcro di privilegi alla luce della salvezza condivisa e universale.

"Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!"
È questo il motivo della salvezza! Dio è fedele e i suoi doni sono irrevocabili, non solo per gli ebrei, ma anche per noi! Non c'è rifiuto, non c'è infedeltà, non c'è idolatria o chiusura che possa fermare ciò che in Cristo è stato promesso ad ogni uomo e donna della terra.
Il Signore non rivorrà mai indietro i suoi doni come un fidanzato deluso. Sono doni eterni come il suo amore, fatti una volta per tutte e per sempre.
La fedeltà del Signore in Cristo Gesù è la crepa nella morte che regala luce all'umanità: è la nostra vera assicurazione sulla vita!

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Is 56, 1.6-7
Commento del 16/08/2020

Salmo 67 (66), 4-5
Commento del 16/12/2022

Vangelo di Mt 15, 21-28
Commento del 03/08/2022


Commenti

  1. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
    Questa grandezza di una affermazione così benevola,la devo solo ingoiare.
    Farla mia.
    Si
    Questo è il mio vero DIO
    misericordia è il SUO identikit,il gold standard della SUA azione verso tutti
    Grazie papà

    RispondiElimina
  2. "I doni e la chiamata di Dio
    sono irrevocabili!"
    Quanta paura si allontana
    dal mio cuore.
    Quanta pace mi viene
    da questa Parola.
    È una Buona Notizia.
    "I doni e la chiamata di Dio
    sono irrevocabili!"
    Dio dona con gioia.
    Non rivuole indietro i suoi doni.
    È felice di chiamare gli uomini
    alla felicità.
    "I doni e la chiamata di Dio
    sono irrevocabili!"

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019