Prima lettura di domenica 11 febbraio 2024

Sospettare una piaga di lebbra
Lv 13,1-2.45-46

"Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse:
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!".
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento»".


Il libro del Levitico fa parte della Thorà, i primi cinque libri della Bibbia, legge fondante per Israele che riteneva il Pentateuco scritto direttamente dal grande Mosè.
In particolare il Levitico è un insieme di leggi morali che vengono incontro alla necessità di regolamentare la convivenza di un popolo intero che non aveva leggi proprie fino a quel momento, che doveva darsi una regolamentazione sociale indipendente da una legislazione egiziana, schiavizzante e impositiva su tutto.
Quindi un passo avanti che faceva passare dal giudizio personale a quello di una comunità che cerca strade vitali nel rispetto e nel vivere insieme.

"Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse".
Mosè e Aronne parlano dopo aver ascoltato. È il loro compito profetico nei confronti del popolo di cui sono guide nel nome del Signore.
Per noi che ci cibiamo alla scuola di Gesù, è faticoso riconoscere in certe parole di Mosè la voce del Signore.
La mentalità e la cultura del tempo certamente hanno contaminato la Parola originaria ascoltata. Capita a tutti di noi di fare dire a Dio cose che sono in effetti solo parole nostre. Per questo il Levitico è ostico alle nostre orecchie.
Che una persona ammalata venga condannata, non solo da una malattia inguaribile, ma peggio ancora all'emarginazione e alla condanna morale dalla Parola di Dio (cfr. Lv 13,46) per noi è molto difficile da capire.

"Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra".
Una scoperta agghiacciante, vedersi già morto da vivo!
Crolla il mondo davanti ad una pustola così, si vede la fine della famiglia, della propria vita, di tutto ciò che si è.
Penso che trovare il coraggio di denunciarsi, di decidere il momento di allontanarsi da tutto, fosse un passo mortale per un malato di lebbra.
E in questo il Dio di Mosè non aiutava, anzi era la mazzata decisiva, il decreto che anche il cielo aveva avvandonato la propria vita.

"Quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli".
I sommi sacerdoti davano gli attestati di purificazione. Nelle loro mani il potere di certificare la malattia e l'avvenuta guarigione ma non quello di guarire.
Aronne, fratello di Mosé, è investito di questo compito sacerdotale che non riguardava solo l'aspetto rituale, ma quello di giudicare ciò che fosse idoneo a stare davanti a Dio, ciò che era puro e lontano dal peccato.
Se qualcuno ha la possibilità di attestare una completa guarigione se ne guarda bene fino a che non è del tutto certo. E' una grossa responsabilità, che deve fare i conti con la paura personale, sempre grande davanti ad una malattia contagiosa e, all'epoca, mortale. E non esistevano tamponi e analisi per verificare fino a che punto se ne era fuori!
Un lebbroso quindi era destinato all'allontanamento, alla diffidenza, all'esclusione, alla condanna della solitudine e alla morte lenta e dolorosa, non solo fisica, ma anche sociale e religiosa.
A questo si aggiunge il fatto che la malattia fosse ritenuta una punizione per i peccati, un marchio di rigetto da parte del Signore.
Aronne e i sacerdoti diventano certificatori di morte!

Alla luce di tanta impossibilità umana, di tanta morte che circonda le nostre vite piagate da malattie che si vedono e ancora più gravi se non si vedono, c'è bisogno di un passo avanti che superi la legislazione umana, anzi di un salto vertiginoso relizzato dall'abbassamento del Figlio che ha preso su di sé tutto il nostro male, sentendo compassione, muovendo le sue viscere di madre
verso di noi, affinché ci salvassimo.
La guarigione di un lebbroso è un vero atto di resurrezione, la sconfitta della morte che nessun uomo può realizzare.
Solo Gesù supera e vince la paura toccando piaghe contagiose, guarendo tumori che ci deturpano, purificando la vita fin nel profondo (cfr. Mc 1,40-45).
E per fare questo diventa lui l'appestato, dà la vita perdendo la sua.
La guarigione del lebbroso nel Vangelo è superamento della legge, è annuncio di passione, prologo alla croce.
"Per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,5).

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 32 (31), 5
Commento del 20/10/2023

Vangelo di Mc 1,40-45
Commento del 12/01/2023

Commenti

  1. "Quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli".
    Anni di catechismo schiacciante,,,,,,,,
    di buio pesto,rancori,avvilimenti,impossibilità a rialzarmi
    Questo provocava l'annuncio di un despota,controllore...nella mia vita!
    Grazie Signore che NON SEI quello che mi annunciavano!

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  2. "Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse".
    Il Signore parla e noi ascoltiamo.
    Nasce così l'amicizia con lui.
    Nasce così la fede,
    la fiducia,
    la luce nel cuore.
    Parla Signore,
    manda la tua Parola,
    semina nel nostro cuore.
    Apri le nostre orecchie,
    il nostro cuore,
    la nostra vita.
    "Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse".

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