Salmo del 19 luglio 2024

 
Non vedrò più il Signore
Is 38,10-11

"10 Io dicevo: «A metà dei miei giorni me ne vado,
sono trattenuto alle porte degli inferi
per il resto dei miei anni».

11 Dicevo: «Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi,
non guarderò più nessuno
fra gli abitanti del mondo»".

Nel libro di Isaia, al capitolo 38, è raccontata la grave malattia del re Ezechia, sovrano del regno di Giuda dal 715 al 687 a.C.
Una volta guarito rimarrà celebre per le sue coraggiose riforme in campo religioso (cfr 2Re 18,3-7) e per la  liberazione di Gerusalemme dalla pericolosa Assiria. 
Accorata è la preghiera del re che, in pericolo di vita, non smette di avere fiducia nel Signore e a lui si rivolge per essere salvato dal suo male. 
Quando il profeta gli annuncia la guarigione esulta dicendo: 
"Il padre farà conoscere ai figli
la tua fedeltà" (Is 38,19). 
Nella visione del profeta la malattia del sovrano rispecchia la situazione mortale in cui si trova Israele. Dio salva e la guarigione del re sarà il segno della speranza di vita feconda che si propaga per tutto il popolo.

"Io dicevo: «A metà dei miei giorni me ne vado»".
Lucida e coraggiosa consapevolezza da cui sgorga la preghiera del re gravemente malato! Vede avvicinarsi la fine ancora nel pieno della sua età adulta e dice a sé stesso la verità.
La malattia e la morte sono sempre una grossa sfida per la nostra preghiera. È il momento in cui si fa la verifica della fede. 
La fiducia in Dio è la discrimina tra la disperazione e la speranza che non cede nonostante la malattia e il dolore.
È il momento di una preghiera povera e di una fede nuda, radicale, intima, essenziale.

"Sono trattenuto alle porte degli inferi
per il resto dei miei anni".
È un'immagine forte del tratto di vita che verrà a mancare;  Ezechia si sente bloccato e incatenato da una forza che lo paralizza. 
Gli inferi sono nella Bibbia il regno dei morti. Nel pieno della vita il re si vede già nella tomba. 
È una contemplazione difficile della propria storia ma che dà forza alla preghiera e la rende più pressante, insistente. 

"Dicevo: «Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi»".
Vivere è relazione, legame, crescita, benedizione che si moltiplica nei giorni.
Morire è visto come la negazione di tutto il bene.
Nell'Antico Testamento non è ancora piena la fede nella resurrezione e davanti a sé si prospettava solo la fine di ogni relazione.
Il re morente sente la sofferenza per la perdita della vicinanza del Signore, relazione preziosa che è  stata la forza della sua vita. Il suo cuore segretamente invoca Dio di non privarlo del suo volto. 

"Non guarderò più nessuno
fra gli abitanti del mondo".
Insieme alla relazione con Dio, quella con gli uomini e le donne che portano ricchezza alla nostra esistenza, è vitale e preziosa. 
La morte svela ciò che è necessario e di cui veramente non possiamo fare a meno: l'amore per Dio e per il prossimo, senso più profondo della nostra breve e fragile esistenza. 
La preghiera del re malato aiuta noi a riflettere sul significato che diamo all'esistenza, ai rapporti con chi amiamo, al bene che il Signore ci dona e a cui attingiamo spesso inconsapevolmente.
Questi sono i legami da coltivare, questi gli interessi che ci fanno ricchi, questi gli averi da tenere stretti.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Is 38,1-6.21-22.7-8
Commento del 17/05/2020

Salmo da Is 38,10-12.16
Commento del 15/07/2022

Vangelo di Mt 12,1-8
Commento del 21/07/2023


Commenti

  1. "Non vedrò più il Signore
    sulla terra dei viventi".
    Speranza e fiducia
    sono le due ali
    di una vita nella luce.
    Diversamente
    è tenebra,
    è morte.
    Il Signore e gli altri,
    compagni di viaggio,
    sono parte viva
    della mia vita.
    Non vederli,
    non sentirli,
    sarebbe terribile.
    Apri il mio cuore
    e i miei occhi
    Signore.

    RispondiElimina
  2. Non guarderò più nessuno..
    Il senso di solitudine, abbandono ad una fine estrema,mette solo disperazione nel cuore..
    L'abbandono del papà lascia poiun segno indelebile di una ferita sanguinante...
    Non mi lasciare solo.
    Amen

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019