Prima lettura del 2 settembre 2019
Per sempre saremo con il Signore
1Ts 4,13-18
"Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti.
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole".
Brano molto attuale questo di Paolo che affronta i dubbi che erano dei primi cristiani freschi di annuncio, ma che tocca profondamente anche noi dopo duemila anni.
Quando il Signore tornerà ci prenderà con sé? E quelli che nel frattempo sono già morti che fine faranno? Nei pochi anni dopo la vicenda di Gesù tante domande erano ansiosamente aperte e, non essendo più validi i vecchi criteri di merito ed elezione dell'Alleanza Antica, il compito degli evangelizzatori faceva familiarizzare con i nuovi criteri, grazia e dono gratuito dell'amore immeritato di Dio.
"Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti".
Paolo prende sul serio la domanda dei credenti angosciati per la morte dei propri cari.
L'ignoranza di ciò che il Signore ha fatto per noi, tiene il cuore prigioniero e impedisce alla fede di camminare serena.
L'annuncio toglie dalla paura e dall'angoscia ed è il primo antidoto al veleno della morte che ci intossica da vivi.
"Perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza".
Tristezza e mancanza di speranza: una coppia mortifera che rischiava di attanagliare il cuore di tanti credenti.
Chi non ha speranza nella risurrezione pensa con tristezza alla vita in genere e ancor di più teme per la sorte dei cari rapiti dalla morte. La fede nella risurrezione dona speranza e risolleva dalla tristezza.
"Crediamo che Gesù è morto e risorto" e crediamo che "Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti".
Questa è la fede nella risurrezione, questa l'unica ragione della nostra speranza!
Paolo ai Corinzi scrive: "Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede" (1Cor 15,12-14 ).
Vuota, vana, cioè come verso gli idoli muti e inconsistenti, sarebbe la fede e si renderebbe vana anche la croce di Cristo! Sembrava che Cristo fosse risuscitato per sé stesso, e noi non centrassimo niente con la sua esperienza.
Paolo lavorerà tanto per chiarire questo punto fondamentale della nostra fede.
La resurrezione del Figlio è primizia per molti fratelli, promessa di salvezza per tutti, anticipo di eternità già qui per chi ci crede.
"Sulla parola del Signore infatti vi diciamo".
Paolo non condivide sue semplici riflessioni o convinzioni, annuncia sulla Parola del Signore: "ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto" (1Cor 15, 3).
Dai testimoni del Vangelo e della risurrezione è tramandato fino a noi la certezza dell'evento centrale di tutta la storia, e Paolo è un anello fondamentale di questa catena di trasmissione dell'annuncio.
"Noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore".
Si rivolge ai contemporanei, convinti della imminenza del ritorno di Gesù: "Non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti".
Tutti uniti nello stesso destino di gloria!
Una buona notizia che spesso cozza con la vecchia mentalità di elezione e privilegio è dura a morire e l'apostolo tornerà spesso su questa verità di fede per ribadirla.
Poi Paolo usa le immagini classiche dell'apocalittica, trombe, nubi, discesa dal cielo.
Ad un segno divino, perché i tempi sono nelle mani del Padre, Cristo toglierà tutti dalla morte, iniziando da coloro che sono già morti in lui, come nel Sabato Santo in cui era sceso a liberare i morti da Adamo in poi.
"Quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto".
Poi Paolo parla dei vivi alla Parusia: i viventi, in quanto in tutte le prime comunità erano certe che il ritorno del Signore fosse proprio imminente.Anche per Paolo è così; e questa è la fede che anche noi dovremmo avere, per alimentare un'attesa fiduciosa nella nostra quotidianità.
La conclusione di Paolo è la cosa più bella che si dice sulla morte in tutta la Bibbia: "per sempre saremo con il Signore!".
È una consolazione ascoltarla e ripetersela.
Per sempre è il nostro desiderio, il tempo unico che unisce il passato e il nostro oggi col futuro col Signore.
Sperando una nuova alba senza tramonto il nostro cuore ripete: "si, per sempre!"
Inutile quindi inventare strane teorie o nuove visioni, quando da queste parole accogliamo una grande consolazione e conferma della fede.
Questa, profondamente bella, è la nostra fede e non ci resta che accogliere il dono e condividerlo con gli altri:
"Confortatevi dunque a vicenda con queste parole".
Cosa capita ai cristiani che sono morti prima che venga il
RispondiEliminaSignore? Ma quel che fa tenerezza è che quei cristiani non erano
preoccupati per il fatto di morire: ma cosa capita se moriamo prima
che venga il Signore? Non vorremmo arrivare in ritardo, mancare
l’appuntamento o essere svantaggiati rispetto a chi è ancora vivo. E
queste notizie Paolo le aveva ricevute da Timòteo che aveva
mandato là, che gli aveva detto che la loro fede era forte e tutto, ma
che avevano questo problema. E questa Lettera risponde a questo
problema e, contemporaneamente, serve a noi per capire il
significato stesso della nostra vita, in fondo. Se vedete, anche se è
occasionale il testo, parla delle cose profonde dell’esistenza cioè la
tristezza, dovuta all’ignoranza, che fa mancare la speranza e allora
bisogna sapere qual è il senso della nostra vita, come ci si va
incontro, e questa è la consolazione.
(Silvano Fausti)
"noi, i viventi, i superstiti”; è interessante perché noi temiamo la fine del
RispondiEliminamondo - o Dio se viene la fine del mondo! - invece, per la prima comunità, è il più grande desiderio: che venga la fine del mondo finché son vivo io. Voglio vedere proprio ... , il desiderio di vedere la
storia che arriva finalmente in porto, perché la fine del mondo è il porto della storia, è l’incontro con il Signore, è il maranathà.
Non è arrivare alla fine, ma arrivare al fine, giungere al
traguardo.
(Silvano Fausti)
In queste parole di Paolo c’è una verità decisiva per noi, che sovente ci sfugge o addirittura ignoriamo: la verità che la morte cristiana dovrebbe essere un morire insieme, così come la vita cristiana è un vivere insieme. Purtroppo molti danno ragione al detto: “Si nasce da soli e si muore da soli”. Questo è il pensiero del mondo, ma per chi ha ricevuto il dono della fede in Cristo non dovrebbe essere così! Se il Signore è stato con noi nella vita, ogni giorno, da quanto siamo nati fino a ora, e di questo abbiamo fatto esperienza nella fede, potrà forse abbandonarci nella morte?
RispondiElimina(Enzo Bianchi)
Mi sorprende anche oggi la Parola del Signore ricordandomi come io mi trovi, malgrado tanti doni da Lui ricevuti, tra coloro “che non hanno speranza”(ver.13). Tra coloro cioe’ che si rassegnano ad una severa fatale linea di confine tra i vivi e i morti. Invece questa barriera, questo confine, non c’e’ piu’! Se crediamo che “Gesu’ e’ morto e risorto”(ver.14), sappiamo che chi non e’ piu’ con noi in questo esodo terreno e’ con Gesu’. Dov’e’ mia mamma? Dov’è S.Francesco? Dov’è Papa Giovanni? Sono tutti nella pienezza della Pasqua di Gesù. Nella sua morte e risurrezione. L’ignoranza di questo e’ il principio e la ragione del nostro essere “tristi, come gli altri che non hanno speranza”(ver.13).
RispondiElimina(Giovanni Nicolini)
Paolo toglie ogni dubbio: nessun privilegiato tutti andiamo verso l unico fine ... tutti protesi consapevolmente più o meno verso di Lui. Consolazione grande: è così saremo per sempre con il Signore. Fa o Signore che impari a leggere dentro le tue parole l amore per ogni creatura senza distinzione e senza inutili precedenze. Tocca a me tocca a noi continuare a scrivere quella storia di salvezza che porta a tutti conforto.
RispondiEliminaTutti uniti
RispondiEliminaComunione d'intenti, d'interesse, di gioia, pace...
Ora sono io già pronto per questa UNITÀ..
DEVO prima io rendermi consapevole, vivere veramente da PIÙ, non da Unico...
E poi con la mia quotidianità trasmetto condivisione.
Sei venuto Signore per annunciarlo a tutti :oggi come ieri sei il Dio con noi, il Dio di tutti.
RispondiEliminaÈ questa la bella notizia che mi rincuora;
mi dà speranza;
mi sostiene un questo cammino.
Grazie Signore per la tua presenza rassicurante
La fede nella risurrezione dona speranza e risolleva dalla tristezza... Questa frase me la sento propria, autentica, sicura e sincera. Tu Padre la mia speranza, il mio porto sicuro.
RispondiEliminaSignore questa esistenza io l'accetto e l'accetto in speranza.
Una speranza che tutto comprende e sopporta.
Io so, Signore, che essa non è un'utopia, ma viene da te, nasce da te e abbraccia tutto e tutto comprende come promessa che l'umanità arriverà alla pienezza di vita e ogni uomo potrà davvero non vergognarsi d'essere uomo.
(Karl Rayner).
Una buona buonissima notizia è questa che possiamo e dobbiamo confortarci a vicenda.. veniamo tutti da un Uno e torniamo tutti ad un Uno. In mezzo c'è un cammino a volte faticoso ma consolante se guardato nella prospettiva di Paolo... ti benedico Padre per ogni compagno di cammino di vita e per ogni profeta che me lo indica...
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