Prima lettura del 13 gennaio 2021

Si prende cura
Eb 2, 14-18

"Fratelli, poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova".

Quanto stupore esprime la lettera agli Ebrei nel contemplare la cura che il Signore ha per ogni uomo ed ogni donna che vive in questo mondo!
Una cura non a distanza ma dal di dentro, che penetra le nostre esistenze, che la Scrittura ci mostra nella determinatezza che ha mosso il Dio incarnato, Cristo Gesù.

"Fratelli, poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe".
È la condivisione più radicale che si possa immaginare! E' il desiderio di chi si ama, di due cuori che non desiderano altro che fondersi insieme! Questo amore ha portato il Cristo a condividere carne e sangue con noi, a rivestirsi di fragilità e mortalità. Non si è fermato davanti a niente pur di raggiungerci, una passione lo ha spinto a darsi tutto perché niente di meno desidera l'amore!

"Per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo".
La carne dell'umanità, la nostra vita concreta, è lacerata spesso dalla lotta. Ma la Scrittura ne rivela già l'esito: su questo campo di battaglia il male viene sconfitto!
Il Cantico dei Cantici canta questa vittoria: "Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo" (Ct 8, 7).
Gesù Cristo ha attraversato la morte per distruggerla, si è buttato negli abissi per attirare fuori dalla morte tutti i suoi fratelli.

"Liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita".
Ecco una liberazione di cui abbiamo bisogno, sin da adesso!
L'incombere della morte opera su di noi un incatenamento "per tutta la vita" e ci espone a qualunque tipo di manipolazione!
La paura della morte è cattiva consigliera, ci fa muovere in direzione dell'egoismo e del "si salvi chi può", realizzando quello che temevamo di più. Recidendo i legami d'amore ci imprigiona nella morte da vivi.
Il Signore libera da questa cecità, apre gli occhi sulla necessità di donarsi per vivere. Per questo si è consegnato liberamente alla morte: per trascinare con sé, nella rinascita, tutta l'umanità.

"Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura".
Ancora lo stupore che emerge dallo scoprire che l'umanità, il suo popolo, è accudito con una cura che nessuno ha nell'universo!
Siamo figli, più importanti di angeli agli occhi del Signore!
Ci sembra incredibile leggerlo nella Scrittura e ancora di più ripetercelo!

"Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo".

Ecco perché il Verbo si è fatto carne: per sperimentare sulla propria pelle la necessità vitale della misericordia, per distruggere nella propria carne il peccato che deturpa il nostro volto di figli!

"Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova".
Quando attraversiamo un dolore che ci trafigge, cerchiamo conforto in chi lo ha provato prima di noi e ne è uscito.
Il Cristo ha com-patito con i suoi, ha con-diviso tutta la lotta che ferisce ogni uomo profondamente.
Non abbiamo un mediatore, tra noi e il Padre, asettico, distaccato, che non ha fatto esperienza delle nostre morti (cfr. Eb 4, 15)!
Come una madre che sente nella sua carne il dolore dei figli, così Gesù Cristo ha fatto sue le nostre esperienze, se l'è caricate addosso.
"Egli ha preso su di sé i nostri peccati, e li ha portati con sé sulla croce, perché finiamo di vivere per il peccato e viviamo invece per il bene una vita giusta. Le sue ferite sono state la vostra guarigione" (1Pt 2, 24 - traduzione interconfessionale in lingua corrente).
Affidiamo fiduciosi, a chi ci capisce bene e ci porta al bene, la fatica che affrontiamo tutti i giorni. Siamo certi che il Signore "si prende cura di noi" con compassione, misericordia e tenerezza, risollevando la nostra carne dalla tomba e rivestendoci della veste più vera per noi, quella nuziale, la dignità dell'amore!

Commenti


  1. "Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe". Così comincia la comunione con Dio: dal punto più basso, dal punto più fragile, dal punto più mortale. La mia carne è divenuta la sua carne, il suo Spirito è divenuto io mio Spirito. La mia morte è divenuta la sua morte, la sua vita è divenuta la mia vita. La mia via è divenuta la sua via. Sono partecipe di lui perché lui si è reso totalmente partecipe di me. Chi avrebbe mai potuto immaginare tanto, osato sognare tutto questo? Solo l'Amore può percorrere questa via.

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  2. "Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura".
    Ti prendi cura di me
    Ecco
    Faccio ascolto su questo tutto il giorno!
    Grazie Signore

    RispondiElimina

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