Prima lettura del 4 gennaio 2021
Gesù è giusto
1Gv 3, 7-10
"Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli, Gesù, è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.
Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello".
Il peccato nella vita del credente è sempre un dramma. L'esperienza di riconciliazione è liberante ma non sminuisce la serietà del peccato e il danno che fa nella vita di una persona. Giovanni è attento a dare una visione realistica e di fede, senza minimizzare o esasperare la prospettiva.
"Figlioli, nessuno v’inganni".
È il rischio che si corre quando si affronta con superficialità un problema e il problema più grande dell'uomo è il male che lo domina e lo spinge al peccato, che è una ferita alle relazioni vitali.
L'inganno sta nel volerlo negare, nel non riconoscergli una forza che piega la nostra vocazione al bene. Per questo Paolo afferma: "In me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio" (Rm 7, 18-19).
"Chi pratica la giustizia è giusto com’egli, Gesù, è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore".
E' necessario dare alle cose il giusto nome. Il peccato è sempre un male che danneggia la vita. Scegliere la giustizia di Gesù e del Padre è la scelta più difficile, ma anche più vera per un discepolo.
La giustizia ci rende simili al Signore, il peccato ci mette dalla parte del diavolo, "diabolos" che in greco è "colui che divide".
È un linguaggio che semplifica le dinamiche profonde ma sicuramente evita visioni banali.
"Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo".
Ed ecco la bella notizia: il male è sconfitto dalla manifestazione della Luce; riconosciamo che continua a fare danni nella nostra vita, ma abbiamo la certezza che le tenebre non possono vincere (cfr. Gv 1, 5).
"Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio".
Se l'influenza del divisore, dell'ingannatore, come lo vede la Genesi, plasticamente rappresentato in un serpente astuto che si insinua nei rapporti tra Dio e l'uomo e tra uomo e donna (cfr. Gn 3, 1), dice tutta la nostra carnalità che ci trascina verso il peccato, l'essere provenienti da Dio precede il peccato e dice la verità sulla nostra vita.
Il peccato non siamo noi; ciò che siamo è l'essere generati dal Padre, l'essere figli suoi.
"In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello".
Rinunciare a seguire la via del bene, arrendersi alle difficoltà che impediscono all'amore di esprimersi, stravolge la nostra identità. Ci porta su una strada che ci inganna anche su cosa siamo noi, facendoci credere di non essere capaci d'amore, di essere persi irrimediabilmente.
E' il più grande inganno in cui si può cadere: la perdita della speranza nella salvezza!
"Il Signore completerà per me l'opera sua" (Sal 137, 8): noi non siamo capaci di fare solo del bene, ma è il Signore che porta a compimento il suo disegno.
"Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio".
Se l'influenza del divisore, dell'ingannatore, come lo vede la Genesi, plasticamente rappresentato in un serpente astuto che si insinua nei rapporti tra Dio e l'uomo e tra uomo e donna (cfr. Gn 3, 1), dice tutta la nostra carnalità che ci trascina verso il peccato, l'essere provenienti da Dio precede il peccato e dice la verità sulla nostra vita.
Il peccato non siamo noi; ciò che siamo è l'essere generati dal Padre, l'essere figli suoi.
"In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello".
Rinunciare a seguire la via del bene, arrendersi alle difficoltà che impediscono all'amore di esprimersi, stravolge la nostra identità. Ci porta su una strada che ci inganna anche su cosa siamo noi, facendoci credere di non essere capaci d'amore, di essere persi irrimediabilmente.
E' il più grande inganno in cui si può cadere: la perdita della speranza nella salvezza!
"Il Signore completerà per me l'opera sua" (Sal 137, 8): noi non siamo capaci di fare solo del bene, ma è il Signore che porta a compimento il suo disegno.
Giustizia, carità e amore per i fratelli sono i segni che la grazia opera efficacemente nella nostra vita.
Preziose le parole di Giovanni che svegliano il nostro cuore sopito che ha paura di guardarsi dentro, di dare il giusto nome a quello che ci attrae ma che ci fa male.
Abbiamo bisogno del Consolatore, ci rivela Gesù, quello che lui ha mandato affinché "quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio" (Gv, 16, 8).
Noi non siamo giusti; lo Spirito ci apre gli occhi sul nostro peccato, altrimenti siamo tentati di giustificarci a modo nostro, ricacciandoci nell'inganno; nello stesso tempo sempre lo Spirito ci convince che c'è un rimedio al male: la salvezza donata gratis sulla croce per ogni uomo!
Nella carne di Cristo abbiamo la certezza di essere perdonati. "Egli infatti è la nostra pace", colui che ha abbattuto "il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2, 14), non solo tra ebrei e pagani quindi, ma principalmente la separazione che pensavano insormontabile, quella tra noi e il Padre.
Riconoscerci peccatori è il primo passo per renderci conto che non possiamo salvarci da soli e ci fa aprire a ricevere il perdono che ci cura e ci ridà la dignità dei figli.
Preziose le parole di Giovanni che svegliano il nostro cuore sopito che ha paura di guardarsi dentro, di dare il giusto nome a quello che ci attrae ma che ci fa male.
Abbiamo bisogno del Consolatore, ci rivela Gesù, quello che lui ha mandato affinché "quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio" (Gv, 16, 8).
Noi non siamo giusti; lo Spirito ci apre gli occhi sul nostro peccato, altrimenti siamo tentati di giustificarci a modo nostro, ricacciandoci nell'inganno; nello stesso tempo sempre lo Spirito ci convince che c'è un rimedio al male: la salvezza donata gratis sulla croce per ogni uomo!
Nella carne di Cristo abbiamo la certezza di essere perdonati. "Egli infatti è la nostra pace", colui che ha abbattuto "il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2, 14), non solo tra ebrei e pagani quindi, ma principalmente la separazione che pensavano insormontabile, quella tra noi e il Padre.
Riconoscerci peccatori è il primo passo per renderci conto che non possiamo salvarci da soli e ci fa aprire a ricevere il perdono che ci cura e ci ridà la dignità dei figli.
"Un germe divino rimane in lui". Per i cercatori di ciò che non tramonta è una bella notizia. Un germe cresce e porta frutto a suo tempo. È divino quello che rimane in me e nel silenzio e nel nascondimento cresce. Il divino in me occupa sempre più spazio. Appena me ne rendo conto gioisco, esulto, mi sento riportato al centro. Un germe divino, il seme di Dio, l'inizio della vita eterna, questo mi è stato dato in dono e rimane in me. Non sono io a portare il dono ma e lui che porta me. E mi porta verso la pienezza. Alleluia!
RispondiElimina... non può peccare perché è stato generato da Dio".
RispondiEliminaTutto è centrato sulle origini
Se ho consapevolezza VERA che sono generato da LUI
allora opero come LUI
IL lavoro che devo fare è questo;gustare questa appartenenza nei fatti;nelle opere,nel dare e sperimentare come gusto nel compiere queste azioni di moltiplicazione di bontà.