Prima lettura del 7 maggio 2019
Stefano vide la gloria di Dio.
At 7,51-8,1
All'udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo.
E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Sàulo.
E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
Saulo approvava la sua uccisione".
Il nostro brano è preceduto da un lungo discorso di Stefano che, nonostante facesse prodigi e segni nel nome di Gesù (cfr. At 6, 8-10), viene portato davanti al sinedrio per essere giudicato.
E' un momento drammatico: lì Stefano si gioca la vita, ma non può tacere davanti all'evidenza della stessa riprovazione di cui tutti i profeti hanno sofferto.
E' una catechesi infervorata in cui egli ripercorre le tappe principali della storia della salvezza, da Abramo a Giuseppe, da Mosè a Giosuè, da Davide a Salomone, rileggendola alla luce della Pasqua di Gesù.
Ne risulta una bellissima esegesi, preziosa per noi, in linea con l'annuncio di Pietro e degli apostoli che si stava diffondendo a Gerusalemme dopo la Pentecoste.
"Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie".
Il discorso di Stefano arriva alla lucida denuncia del cuore indurito di chi avrebbe dovuto riconoscere il Messia e invece lo ha tolto di mezzo!
E' il voler farsi Dio, ragionare da sè, l'essere intestarditi su una via di morte che distrugge coloro che mostrano il Signore come colui che continua a prendersi cura del popolo con l'amore di una madre, nonostante il peccato.
La decisione degli accusatori di lapidarlo indica una mentalità pagana che, partendo dalla legge, si corazza davanti all'azione del Padre, tanto da vedere i suoi inviati come sacrileghi.
"Opponete sempre resistenza allo Spirito Santo".
Essi, resistendo all’azione di Dio, diventano un muro di gomma contro il quale l'amore del Padre che li richiama a sé, che li vuole fare figli, è rifiutato e travisato.
L'espressione che usa Stefano ricorda quella di Isaia 63,10 che dice dice al popolo in esilio: "Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo Spirito".
L'immagine è di coloro che si mettono di traverso, sono d'inciampo e ostacolo all'opera di Dio.
"Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".
Nella croce il Regno di Dio è pieno, completo.
Stefano vede il Signore venire nella sua vita di testimone, è confortato dalla sicurezza di non essere solo e dall'esperienza di un amore che lo fa già dimorare nella Gloria.
Gesù è vivo nei cieli col Padre, segno della forza dell'amore più potente della morte.
I persecutori di Stefano digrignano i denti, si turano le orecchie e gridano a gran voce.
In tanti salmi è dipinta così l'azione dei nemici del giusto che si è affidato a Dio.
"Si radunano contro di me per colpirmi di sorpresa.
Mi dilaniano di continuo,
mi mettono alla prova, mi coprono di scherni;
contro di me digrignano i loro denti (Sal 34, 15-16).
Digrignando i denti, gli accusatori si mostrano come le belve, pronte ad avventarsi, e l'ira sale, diventando irrefrenabile.
L'amore di Dio è sempre scandaloso per la religione fondata su altro, supera il nostro cuore e ogni nostra certezza.
Per questo sembra una bestemmia, un oltraggio all'idolo che serviamo da schiavi, e non amiamo da figli.
L'amore senza limiti e immeritato di Dio per noi troverà sempre resistenza.
"E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Sàulo".
Compare per la prima volta Saulo, testimone dell'uccisione; giovane "verbalizzante" di un'esecuzione esemplare per fermare i cristiani, mosso da un fervore che lo muoverà attivamente per catturare i fedeli a Damasco.
In questo brano è nominato due volte. Sarà lui il protagonista del resto degli Atti. I padri della chiesa hanno visto in Saulo-Paolo il primo frutto della morte del primo martire.
Il ricordo di quel sangue innocente non lo abbandonerà mai.
Luca ne sottolinea la presenza. Non un momento da dimenticare, ma l'inizio di una conversione che donerà all'umanità l'apostolo più fervente verso gli oppositori della Croce del Cristo.
Il primo martire, Stefano non è un apostolo, ma un "diakonos", un servitore.
Non poteva essere diversamente perché dalle sue parole si scopre quanto sia in sintonia con il cuore del Vangelo, con il suo Maestro, che si è fatto l'ultimo, facendosi obbediente fino alla morte. (cfr. Fil 2,8)
Stefano, uno dei 7 diaconi, a cui gli apostoli hanno imposto le mani per il servizio delle mense, è molto di più di un uomo caritatevole e dedito ai più poveri.
Come Gesù è servo (cfr Lc 22,27), come lui è pieno di Spirito Santo (cf Lc 4,1.14; 10,21), come il Maestro muore da martire.
Le ultime due frasi di Stefano morente sono il calco delle parole di Gesù sulla Croce.
E come Cristo, Stefano offre la vita per chi gliela toglie; è il testimone che realizza lo stesso amore che ha imparato da Gesù per i fratelli.
Gli uccisori del Figlio sono i primi beneficiari della morte gloriosa dell'Agnello e i sassi scagliati su Stefano hanno propagato dei cerchi di bene che sono arrivati fino a noi.
La morte dei discepoli di tutti i tempi rende attuale la stessa predicazione, la Parola di salvezza e il mistero di una vita donata che toglie dalla morte tutti.
Da che cosa viene la salvezza? Non viene dalle nostre opere
RispondiEliminabuone, ma viene dal male che facciamo, che Dio poi utilizza per farci del bene.
(Silvano Fausti)
"Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo".
RispondiEliminaStefano è caratterizzato come l'uomo della pienezza: Stefano pieno di grazia e di fortezza. E’ identificato non solo per la lingua che parla, ma per la spiritualità che ha acquisito, per le esperienze vissute, per la sua provenienza, per tutto un mondo che gli sta attorno e che gli sta nell'animo: generazioni e generazioni forse di giudei ellenisti stanno a monte della sua esistenza personale. Un personaggio pieno. Questo particolare è interessante: come è possibile essere pieni nel particolare? Come è possibile essere pieni là dove l'identità è specificata nei suoi contenuti limitanti, costrittivi. Stefano è pieno: è già una allusione a una vicenda che il nostro evangelista ci racconterà in modo preciso e dettagliato. Stefano è pieno: abbiamo a che fare con un personaggio che fin dall'inizio ci è presentato come testimone di una comunione che non è in contraddizione con la sua particolare identità. Una pienezza di comunione che trasuda proprio dal suo modo di presentarsi limitato, particolarmente identificato, circoscritto nel suo vissuto.
(Pino Stancari)
L’invettiva con cui Stefano termina il suo discorso è la denuncia profetica del male e della perdizione perché ne prendiamo coscienza e accettiamo l’offerta di grazia e salvezza (vv. 51-53)
RispondiEliminaLa reazione è negativa, come hanno fatto i nostri padri a quella dei profeti e a quella di Gesù. Ma qui sta il mistero di salvezza.
Gesù è Dio perché amore assoluto: dà la sua vita a chi gliela toglie. Il suo discepolo è come lui. Nel martire si compie lo stesso mistero di salvezza di Cristo. È come lui, testimone perfetto dell’amore del Padre. In lui finisce il mondo vecchio e
inizia il mondo nuovo: il ritorno del Figlio dell’uomo è ormai il
venire alla luce dei suoi testimoni, che portano avanti nel mondo e per il mondo la stessa unica salvezza – che è l’amore sempre fedele di Dio e sei suoi inviati (vv. 54-56).
(Silvano Fausti)
L ultima visione di Stefano prima di morire sembra fare un tutt uno con la sua prima visione nella pienezza della quale il suo martirio lo fa dolcemente entrare:" ecco contemplo i cieli aperti e il Figlio dell uomo che sta alla destra di Dio" È come se Stefano attingesse la forza di dare la propria vita in testimonianza alla verità della resurrezione. È come se Stefano non perdesse per nulla la sua pace interiore.... signore fammi dono di non sconettermi mai da te fammi dono di vivere in questa profonda e intensa comunione amen
RispondiEliminaGrazie Signore
RispondiEliminaTu cambi il mio male....
Tu fai il ribaltamento
C' e' solo da starmene MUTO per secoli.....
Non c'è nulla da aggiungere...
Io non sono nessuno
Che bello questo passo degli Atti, si vede tutto l'amore e la fede di Stefano in Colui che crede e di cui ha fiducia! Solo dal Signore viene la mia salvezza, se pure combatto contro di Lui.
RispondiEliminaL'amore senza limiti e immeritato di Dio per noi troverà sempre resistenza..... Questa frase mi ha colpito tanto, perché vera! Mi riconosco bisognosa di perdono e prego di assomigliare a Stefano e no ai testardi che hanno il cuore indurito.
Dio, luce vivente, tu che sei tutto Spirito, rischiara il mio spirito e non lasciarlo smarrire né dibattersi nelle tenebre.
(ANTONIN-GILBERT SERTILLANGES)