Prima lettura del 27 agosto 2020

Santi per chiamata
1Cor 1, 1-9

"Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!"


Corinto era un'importante città portuale, crocevia di scambi economici, fermenti sociali e culti religiosi.
I templi più importanti erano dedicati ad Afrodite, dea dell'amore, dove si praticavano culti sessuali, e ad Asceplio dio della medicina, a cui si lasciavano ex voto per le guarigioni; inoltre forte era la comunità ebraica con le sue sinagoghe.
Nel suo secondo viaggio missionario Paolo da Atene si reca nella città e poi con un suo cittadino, Sostene, va ad Efeso, da dove scrive, intorno al 54 d.C., la lettera ai cristiani di Corinto di cui ne leggiamo l'incipit.

"Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto".
L'inizio di una lettera nell'antichità era dedicato a saluti e ringraziamenti. Così inizia Paolo scrivendo alla comunità da lui fondata.
Il saluto è rivolto a tutta la Chiesa della città, ricordando prima di tutto il suo ruolo di apostolo, inviato in missione dal Signore per il servizio dei fratelli.
Più avanti nella lettera l'apostolo affronterà i grossi problemi che affliggono una comunità così variegata, ma nel saluto rivela la profondità della sua fede, quello che lo spinge ad evangelizzare tutte le genti.

"A coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro".
Descrizione molto bella di coloro che vivono nella fede in Cristo Gesù!
I discepoli scoprono, aderendo alla fede, di essere peccatori, eppure resi santi e uniti a quelli che nel mondo hanno ricevuto la stessa chiamata e riconoscono il Nome del Signore sopra ogni altro nome della terra.
Il Signore dice: "Siate santi, perché io sono Santo" (Lv 11, 44) e quel "siate" non è un invito: è camminare scoprendo una realtà che ci precede, che il Signore ha previsto per noi prima della creazione del mondo (cfr. Ef 1, 4), prima di ogni azione buona, prima di ogni peccato!
La santità è per tutti gli uomini perché precedente alla Chiesa, precedente ad Adamo; è per noi perché siamo figli del Santo!
Tutti i credenti in Cristo, di qualunque confessione cristiana, dovrebbero vivere di questa luce e superare le differenze in un vero slancio ecumenico, facendo brillare nel mondo che non conosce Cristo il dono a cui sono chiamati tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi.

"Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!"
Questo il saluto e l'augurio che un evangelizzatore rivolge ad una comunità: di vivere nella grazia (l'amore gratuito di Dio che salva) e nella pace che da questo dono deriva.

"Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù".
Paolo si prepara ad affrontare i difficili problemi della comunità rendendo grazie e ricordando che tutta la comunità è segno della grazia che ha ricevuto con la fede in Gesù. In principio c'è il dono di Dio, i problemi vengono dopo e vanno capiti e affrontati alla luce del dono ricevuto.

"Perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza".
Prima delle correzioni e dei rimproveri, l'apostolo riconosce che il Signore ha fatto grandi doni ai credenti di Corinto, specialmente per quanto riguarda la Parola e la conoscenza del mistero di Cristo che si manifesta nel mondo.
Citando i doni della parola e quelli della conoscenza, Paolo li racchiude tutti: i carismi non sono mai fini a se stessi, sgorgano dalla Parola e portano ad un'intima conoscenza del Padre.

"La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo".

È una comunità che ha ricevuto tutto dall'annuncio e vive nell'attesa della manifestazione definitiva del Cristo.
Comunità quindi vivace, piena di servizi reciproci e fraterni, mantenuta attenta e vigile nella docilità agli annunciatori e dalla speranza nel ritorno del Cristo.

"Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo".
Non è una comunità di perfetti, come non lo è nessuna comunità al mondo!
Seppure sia travagliata da problemi e divisioni, Paolo promette, come ulteriore dono del Signore, saldezza nella fede e fedeltà nel perseverare sulle vie del Cristo.

"Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!"
Questa è la certezza che Paolo non si sbaglia: Dio è fedele e la sua forza vincerà sulle divisioni facendo sì che si manifesti comunque la comunione in lui.

Dimentichiamo spesso che la santità della Chiesa universale non dipende dalla rettitudine morale dei cristiani.
E' il Signore il fondamento che la rende santa, che l'ha impregnata della sua santità e che l'attira al sé.
Non è ovvio a quanto pare e nelle nostre comunità spesso si perde questo cuore fondamentale, dando risalto al peccato di questo o alle opere di quello.
Ricordarsi questa verità che precede ogni nostro comportamento allargherebbe il cuore alla misericordia vicendevole e smorzerebbe le tensioni sapendo che tutti abbiamo una vocazione comune: essere santi perché il Signore ci ha fatti per questo!

Commenti

  1. "Degno di fede è Dio". Questa è una cosa che non si insegna. Può essere solo fiducia nata dall'esperienza. Dio è affidabile. Dio merita fiducia. È degno della nostra fede. Se lo sai è solo per esperienza. Ripercorro la mia storia e lo trovo sempre presente nonostante tutto, e dopo di tutto. È pura presenza che non molla, non indietreggia, non si scoraggia. Posso anche io come Paolo affermare: "Degno di fede è il Signore", il mio Dio, il Dio della mia vita e delle mie morti.

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  2. Egli vi renderà saldi fino......
    A quando io farò vivere la SUA LOGICA...
    Essere saldi è superiore alle mie possibilità, da solo non ho speranze...
    Fidarmi è funzionale al mio quotidiano
    Così sia

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  3. Stamane Paolo ci ricorda l importanza di essere trovati saldi Dino alla fine ...r ci ricorda che vivere così non è un nostro merito o l esito di un nostro impegno, ma frutti del dono di Dio in noi è Lui che vi rende saldi ed irreprensibili . Basiano la nostra fedeltà folla sua fedeltà perché egli è fedele per primo alla nostra vita...

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