Prima lettura di domenica 30 agosto 2020


Mi hai sedotto
Ger 20, 7-9

"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo".


Quasi a metà del libro del profeta Geremia troviamo questa pagina drammatica, un bilancio struggente della sua esperienza difficile perché è profeta, bocca di Dio in mezzo al popolo ottuso.
Già nelle pagine precedenti Geremia si lamentava per la sua condizione di maledetto dai concittadini per la profezia sul dramma dell'esilio che da lì a poco si abbatterà sul popolo, il re, i dignitari e i sacerdoti che preferivano tapparsi le orecchie per non sentire la terribile realtà.
Lamentandosi dice a sua madre: "Me infelice, madre mia! Mi hai partorito uomo di litigio e di contesa per tutto il paese!" (Ger 15, 10)
Una vita intera di persecuzioni, di emarginazione e incomprensione, provano la forza di Geremia che in questo capitolo 20 arriva a maledire colui che ha portato al padre la notizia della sua nascita (cfr. Ger 20, 15-16).

"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre".
L'amore geloso e passionale di Dio è all'origine della chiamata del profeta: non è la vocazione che noi pensiamo parta dalla buona volontà di una persona che si fa convincere dalle sviolinate come quelle che si sentono negli incontri vocazionali per fare adepti per i seminari.
La chiamata Geremia la sente come iniziativa del Signore che non gli ha lasciato possibilità di scelta, un'autentica seduzione, che nella Bibbia è una parola molto grossa: ricorda l'adescamento fatto ad Eva dal seducente serpente che l'ha attirata in un tranello.
Il profeta riconosce di essere stato ammaliato ma anche di essersi lasciato legare dalla seduzione del Signore, ne è rimasto preso totalmente.

"Mi hai fatto violenza e hai prevalso".
Arrivando quasi all'imprecazione, Geremia chiama Dio violento! La Bibbia è onesta: nel nostro cuore attratto dal Signore, nasce anche la ribellione, il grido per le strade che ci impedisce di intraprendere.
La nostra esperienza di fede può arrivare a maledire il giorno in cui il Signore ha preso la nostra vita e guai a non volerlo ammettere per paura di offenderlo! Anche questo è cammino incontro a lui, accoglienza di una strada di bene che i nostri occhi appannati da lacrime e disperazione non vedono.
Geremia non tace. La sua strada è difficilissima, lo ha provato nel cuore e nello spirito e si sfoga col solo che lo può ascoltare: il suo Signore!

"Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;

ognuno si beffa di me".
Come la ragazza del Cantico dei Cantici questa relazione profonda e incatenante produce la disapprovazione di chi è spettatore della follia che anima il cuore del profeta.
Gli innamorati sono sempre oggetto di derisione da parte di amici e compagni. In più il profeta, spinto a parlare, si sente rigettato da chi vive la religiosità come comoda sequela ai falsi idoli.

"Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!»"

Il profeta è costretto a mostrare che la strada intrapresa da Israele lo sta portando alla morte; è una Cassandra che grida di fermarsi prima del baratro, ma la nazione idolatra preferisce mettere a tacere lui piuttosto che fermarsi.
E' per un altro obiettivo, ma penso a quanta derisione sia piovuta su ragazzi di ogni paese che denunciano le potenze mondiali del disastro ecologico verso cui stiamo precipitando!

"Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno".

Sentiamo tutto il peso che il profeta porta per amore di Dio e del suo popolo. La parola dolce come il miele quando è accolta, compresa e gustata, diventa anche causa di sofferenza prima di tutto nel profeta e poi nel popolo che la respinge.

Si scontra con i nostri mezzucci di salvezza facile, con le nostre scappatoie dalle responsabilità della vita, con la repulsione alle croci che dobbiamo portare..

"Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!»"

Commuovente tentativo di uscire da questo vicolo cieco in cui l'amore folle di Dio per l'umanità ha trascinato Geremia.

Il profeta vorrebbe strappare dal suo cuore e dalla sua bocca la forza dell'amore che l'ha sedotto.
Nel segreto cerca una via di fuga, vorrebbe essere come gli altri, ottusamente incosciente.

"Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo".

Parole più intime e chiare non ci potevano essere donate!
E' l'esperienza mistica di Geremia che traspare da questo brano. E' il dolore eppure l'amore che gli brucia dentro e che ci confida come ad amici fidati.

Solo nel Cantico dei Cantici ho sentito questo amore drammatico e avvolgente che prende tutto perché dà tutto:
"Forte come la morte è l'amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!" (Ct 8, 6)

Giustamente si parla di seduzione. L'iniziativa è del Signore e il legame è tale che neanche la morte lo può spezzare.
Dio è fuoco e il suo amore profondo brucia come un ardore inestinguibile, nascosto negli abissi più intimi, dentro le sue ossa dice il profeta, nel suo DNA diremmo noi.
L'unica possibilità è la resa e lasciarsi trascinare lì dove solo l'amore può condurre.

Pagina difficile, da leggere attentamente per i sentimenti profondi che suscita.

Se abbiamo provato una volta nella vita la forza con cui il Signore si coinvolge nelle nostre esistenze, sappiamo che non ci lascia liberi, non segue le idiozie adolescenziali dei nostri capricci che ci vorrebbero esenti dalla sua presenza per distruggerci in pace! Nessun padre lo farebbe, neanche il Padre lo fa!
È proprio vero e Geremia ce lo insegna da profeta: la misura dell'amore è amare senza misura!
Per quanto si voglia opporre un'iniziale resistenza, l'Amore prevale e conquista. La vera libertà nell'amore è amare e lasciarsi amare!
Il cammino verso il Padre ci porti ad esultare un giorno, forse l'ultimo quando riporremo la vita nelle sue mani e potremo finalmente ammettere: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre"!

Commenti

  1. "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre". Gioia e silenzio abitano il mio cuore a queste parole. Il Signore entra nella mia vita come un'innammorato a casa dell'amata. Mi stupisce ogni volta questo linguaggio che la parola di Dio usa per parlare di Lui e me. Dio è amore! È la definizione più sconcertante di Dio. La mia risposta al suo amore è sempre povera e complicata. Le mie stesse labbra faticano a ripetere certe parole. Un Dio follemente innamorato è imbarazzante. Ma è la più bella notizia del mondo. Il suo amore prevale sulle mie paure, sulle mie ridicole resistenze, sul sospetto che forse ho capito male. Mi lascio sedurre, conquistare dal suo amore che mette un fuoco nuovo nel mio profondo. Amato, non mi resta che incamminarmi sulla via dell'amore!

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  2. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente
    Questo è il mio ricordo delle prime frequentazioni,VOLUTE dal Signore,non da me.
    Fuoco che adesso devo alimentare con la frequenza della SUA scuola!!!!!!!
    Così sia.

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  3. Mi hai sedotto, signore, e io mi sono lasciato sedurre, mi hai fatto violenza e hai prevalso...parola di Dio che ha avuto all 8nizio della mia storia con Lui, una dimensione forte, è stata una realtà , mi sono sentita travolta... Quasi incredula di questa storia di amore che iniziava e che non mi ha lasciato possibilità di sottrarmi. Innamorata, travolta, incosciente come ogni innamorato ho iniziato la mia storia con te... Continua ancora perché tu non molli piu e io ti amo mio Dio e mi sento amata follemente da te.

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  4. Signore liberaci dall'odio e dall'oppressione. Nutrici del tuo amore.

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