Vangelo del 15 agosto 2020 - Assunzione di Maria


Di generazione in generazione
Lc 1, 46- 56

"Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua".


Abbiamo meditato la prima parte del Vangelo di oggi il 21 dicembre dell'anno scorso.
Mi soffermo oggi nei versetti seguenti che sono un concentrato di storia d'Israele letto alla luce della fede.
Il cantico per eccellenza della lode cristiana è un incontro di mamme!
Maria di Nazareth con in grembo il Messia incontra Elisabetta con in grembo il Battista; all'emozione delle due donne si unisce quella di Giovanni: gìà prima di nascere è profeta e precursore e fa le capriole di gioia.
Gioia su gioia con la gratitudine rivolta a colui che rende feconde le sterili e fa partorire le vergini.

"L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva".

Tutta la vita di Maria è ricolmata di gioia e gratitudine. Lo stupore la invade perché il Signore ha guardato alla miseria del suo essere donna. Nonostante non avesse niente di speciale il Signore ha rivolto il suo sguardo su di lei, rendendola dimora del Messia.
Maria annuncia quest'incredibile predilezione a tutti i poveri che, come lei, non se l'aspettano.

"D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata".
La povertà umana e lo sguardo amorevole di Dio si incontrano: tutti riconosceranno in questo la beatitudine, la felicità più grande che possa sperimentarsi su questa terra.
Le generazioni, figlie di Abramo, vedono realizzata la promessa fatta al patriarca. La fecondità di due sterili, Abramo e Sara, è arrivata al suo compimento nel Figlio dell'umanità.

"Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome".

La santità di Dio ha operato in lei, l'ha resa madre, lei che non aveva "conosciuto uomo".
L'Onnipotenza del Signore è potere sull'impossibilità umana, vita dove ormai ci si è rassegnati all'aridità e alla morte.
Il Santo nascerà da lei, dalla carne e nella carne per santificarla.

"Di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono".

Il Signore è ricco di misericordia, a nessuna generazione l'ha negata. Ogni uomo può attingere alla sua bontà avvolgente e senza limiti.

Quest'espressione dice la provvidente azione di Dio: noi pensiamo che la nostra generazione sia peggiore delle precedenti e rimpiangiamo i tempi passati. Invece lo sguardo del Signore e della Scrittura getta positività sul presente che come un fiume riceve acqua dalla sorgente e si gonfia di nuova forza per raggiungere il mare.
"Di generazione in generazione" l'amore non si ferma ma si arricchisce.

Segue un elenco di 7 gesti del Signore che capovolgono le sorti dei poveri in questo mondo, a scapito di coloro che pensano la ricchezza e il potere come un'arma contro i fratelli bisognosi. Il Dio del "Magnificat" è un Dio schierato dalla parte degli oppressi, che dispiega la potenza "del suo braccio", che rende vani i progetti forti, facendoli scendere dal piedistallo di padroni e riportandoli alla condizione di figli.

"Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

Israele ha sperimentato nei secoli la fedeltà del Signore, fondata sulla promessa fatta al padre Abramo.
Nella alterne vicende del popolo, il Signore ha risposto sempre partendo dal suo amore stabile e non certo dall'infedeltà e dalla poca fede dei suoi figli. Questa è la salvezza e non possiamo darcela da soli, né comprare con ricchezze e possedimenti.

La festa di oggi è festa dal sapore pasquale, festa di risurrezione, di vita piena.

Il Vangelo di Luca inizia mostrando che tutto si fonda in Dio e nella sua fedeltà; le vicende travagliate e drammatiche di Israele non hanno offuscato la promessa fatta ad Abramo e arrivano nel grembo di una donna che sarà assunta in cielo col Figlio.
Noi siamo figli di quel patto, generazione raggiunta dall'onda di amore iniziata con un arameo errante nella notte del deserto e arrivata alla luce di Cristo, che ha fatto del cielo la dimora che ci attende tutti.

Commenti

  1. Fidarsi di Dio e affidarsi a Lui è ciò che veramente dà il senso di una chiamata: proprio ciò che Maria proclama oggi.
    Fin dall’annuncio, ella sa affidarsi al Signore. Non comprende ancora tutto ciò cui è chiamata, ma una cosa le è chiara: il Signore è grande, il Signore fa grandi cose in coloro che si mettono al suo servizio, il Signore sa condurre il suo progetto di salvezza attraverso i poco capaci, i piccoli, il Signore sa capovolgere le modalità umane di potere, avere, apparire, mettendo invece coloro che non contano, che hanno fame, che sono servi come i protagonisti della salvezza.

    E Maria tutto questo lo proclama nel Magnificat, lo vive nella gioia condivisa con Elisabetta, anch’essa graziata dal Signore. Nell’incontro di queste due donne in attesa di dare alla luce i propri figli, vediamo Elisabetta riconoscere in Maria colei che si è affidata alla parola che il Signore le disse attraverso l’angelo, e vediamo la “piena di grazia” riconoscere esultando chi è il vero protagonista della sua chiamata: il Signore. È lui che fa le grandi cose, è lui che umilia e innalza.
    La gioia più profonda è quindi come Maria il riconoscersi “graziati” (quindi “pieni di grazia”) e piccoli abbastanza da lasciar fare a Dio, attraverso di noi.

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  2. "Il mio spirito esulta in Dio". Ecco il momento in cui esisto veramente. Ecco il momento in cui sono veramente io. Questo istante dice la mia eternità. Il mio spirito è per il mio Dio. Esultare, fare salti di gioia, non stare più nelle pelle dalla gioia: uno squarcio luminoso nel mio essere nel mondo ma non del mondo! Il mio spirito e Dio si abbracciano e danzano insieme!
    Una vita profonda che pulsa dentro un giorno come tanti. Lo spirito esulta perché è in Dio, è per lui, è con lui. Coltivare questa esultanza interiore è la sapienza delle sapienze. Nozze interiori in cui non sono spettatore, ma partecipe per un dono del Suo amore.

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  3. Grandi cose......
    Si grandi...
    Agli occhi spirituali di chi vede, dove l'occhio umano, non può.
    Grazie

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  4. Ci sono due donne che s’incontrano, due donne incinte, una
    vecchia, vecchia di 2000 anni di attesa - il Battista rappresenta anche più di
    2000 anni di attesa, tutta l’umanità che attende - quindi una donna che
    porta in sé l’attesa dell’umanità; e l’altra, una ragazzina che porta in sé
    l’Atteso dall’umanità. Una porta il desiderio, l’altra il Desiderato; una porta
    la fame, l’altra il cibo. E c’è l’incontro. Donne, donna, pienezza, vita, fecondità, generativita , accoglienza, anche io sono donna...anche tu sei donna...missione grande...

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