Vangelo del 26 agosto 2020


Sepolcri imbiancati
Mt 23,27-32

"In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri»".


Arriva sempre un momento in cui il profeta rompe con le istituzioni proprio in forza del suo annuncio. La nostra traduzione, della CEI del 2008, sembrerebbe mostrare un Gesù furioso che lancia guai verso scribi e farisei. In realtà è solo il compianto su gente che ha una fede fatta di opere morte.

Piange come già sepolti quelli che non riescono a scorgere il Dio vivente che cammina in mezzo a loro.

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume".
Paradossale: gente ossessionata dalla purezza legale, patita di abluzioni, in effetti è marcia dentro e fonte di impurità. Sbandierano tanto il loro essere osservanti delle tradizioni, ma in realtà dentro non hanno niente di vitale.

"Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità".
Come i sepolcri che venivano imbiancati per rimetterli a nuovo facendoli apparire mai usati e quindi puri, così coloro che volevano essere i garanti della legge e della scrittura avevano solo una maschera di perbenismo e zelo religioso davanti agli altri.
È il dramma di chi coltiva l'apparenza. Una religione tutta esteriorità, e con un'esagerata sottolineatura alla purezza morale, spegne lo Spirito.
L'ipocrisia è il mestiere dell'attore, di chi recita una parte che non dice niente di sé stesso. La fede è la contestazione di questo modo di vivere.

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: «Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti»”.

Ritenersi migliori dei padri, pensare che la generazione attuale avrebbe fatto meglio, è ingenuità e arroganza di chi non apre gli occhi sul dramma dell'umanità che fatica a vivere di fede e di Parola.
Il fariseismo non è innocuo: innalza solo tombe, sotterra la profezia, mette a tacere la parola scomoda di chi denuncia i potenti di questo mondo.

"Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri".
Riconoscendo che i padri hanno sbagliato si autodenunciano perché sono sulla loro stessa strada, strenuamente attaccati alle loro tradizioni. E se i padri hanno ucciso i profeti, loro fanno peggio con Gesù Messia.
La misura del peccato è colma: in Israele è necessario un Salvatore, unica possibilità per un popolo che dovrebbe vivere di profezia e invece mette a tacere coloro che parlano di rispetto dei poveri, misericordia e giustizia.

Parole come pietre che scuotono anche noi, credenti ma sonnolenti e pieni di automatismi.
Vivere la fede in modo scontato, applicando semplici cliché radicati e usuali, non fa cogliere il nuovo che lo Spirito porta continuamente nella nostra storia.
La vigilanza e il discernimento sono necessari in ogni momento per sbarazzarsi di cerimonie inutili e per immergerci in una fede unica che non è una religione, cioè un insieme di riti dall'uomo a Dio, ma un fatto, Dio che si fa uomo e penetra tutta la nostra carne.

I cristiani sono coloro che hanno lavato le loro vesti nel Sangue dell'Agnello rendendole candide della sua vittoria sulla morte (cfr. Ap 7,14).
Non più sepolcri rimessi a nuovo per mostrare quanto siamo devoti, basta con l'ossessione di farci vedere perfetti e senza peccato!
Recuperiamo la nostra identità di peccatori salvati e cresciamo nella consapevolezza che il Signore abita ogni cuore e porta vita nuova nelle nostre morti con la sua resurrezione.

Commenti

  1. L’ipocrita è colui che vive nella bugia, nella falsità, egli dà al mondo un’immagine di se stesso che non corrisponde alla verità del suo cuore. Gesù usa, per descrivere questi personaggi, l’immagine di sepolcri imbiancati.

    In passato si usava imbiancare con la calce l’esterno dei sepolcri per renderli ben visibili, così che nessuno si avvicinasse, rischiando di restarne contaminato. I sepolcri bianchi sono, quindi, visibili e puliti all’apparenza – ma dentro ospitano le ossa, la morte.

    Ecco cosa Gesù porta allo scoperto: l’atteggiamento di chi ama e cura la propria apparenza ma non guarda al proprio cuore, di chi appare puro all’esterno, quasi perfetto – ma nel cuore trama ogni sorta di iniquità. Perché lo sguardo sul cuore, per il Signore, è molto importante.

    L’atteggiamento di Gesù, però, non è quello di un giustiziere, che si scaglia contro scribi e farisei. È piuttosto l’atteggiamento di chi, proprio per amore di questi, li mette dinnanzi alla verità del loro cuore affinché, guardando alla loro condotta, riconoscano l’ipocrisia che li abita e possano convertirsi.
    Gesù ama e opera sempre per amore: oggi anche a noi chiede di guardare al nostro cuore, affinché la nostra vita possa essere vera e noi possiamo essere felici.

    Pietre Vive (Roma)

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  2. "All’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume". È la perversione madre di ogni altra. L'idolatria dell'apparenza. L'inganno dell'immagine non vera. È il dito nella piaga messo dal Vengelo. Perché rassegnarsi a sembrare? Perché prostituirsi all'apparenza? Perché sfigurarsi coprendo la realtà con la finzione? Gesù non si arrende e ci spoglia perché finalmente possiamo essere semplicemente noi stessi. La verità libera. Bisognoso di libertà, il vangelo mi spoglia dell'apparenza e sono immagine e somiglianza del Dio vivente!

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  3. "Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità".
    E' bello spogliarsi......
    Correre liberi per il mondo....
    Io non mi sento di schiacciare i princìpi ,le regole di un certo contesto ,in cui ahimè vivo...
    Altrimenti mi trasferisco su un'isola ....dove nessuno mi sa...
    Un pò come faccio d'estate quando mi sento più me stesso in un luogo diverso,da cui normalmente sto.
    Purtroppo non posso recarmi a lavoro in pantaloncini.....
    Per finire,la doppiezza, non è sempre,a mio modesto avviso,sinonimo di ipocrisia...
    Quest'ultima invece è quando opero cogli altri diversamente da come vorrei fare;una carezza,invece che uno schiaffo ,bello,forte....
    Un pò controrto,spero d'essermi fatto capire.
    Grazie

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  4. Mi risuona in cuore quel:"guai a voi" che il brano ci propone due volte di seguito... L ipocrisia è la cosa più brutta, il vivere non nella verità ma con una maschera secondo i contesti è veramente limitante . Sento bisogno di verità, di libertà, di trasparenza e già pensandoci sento qualcosa di leggero che mi spinge a vivere libera da pesi inutili

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