Prima lettura del 5 agosto 2020

I piantatori raccoglieranno
Ger 31, 1-7

"«In quel tempo – oracolo del Signore –
io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele
ed esse saranno il mio popolo.
Così dice il Signore:
Ha trovato grazia nel deserto
un popolo scampato alla spada;
Israele si avvia a una dimora di pace».
Da lontano mi è apparso il Signore:
«Ti ho amato di amore eterno,
per questo continuo a esserti fedele.
Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine d’Israele.
Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli
e avanzerai danzando tra gente in festa.
Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa;
dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno.
Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno
sulla montagna di Èfraim:
“Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore, nostro Dio”.
Poiché dice il Signore:
Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
«Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele»".


I profeti usano diversi linguaggi a seconda dei periodi, per ricordare al popolo Dio il suo amore. Minacce, promesse, castighi, invettive furiose: tutto è indirizzato a far risaltare quanto il Signore tenga al suo popolo. Il brano di oggi, dopo la fatica di tanti annunci addolorati, finalmente mostra il volto del Dio innamorato, sempre pronto a riprendere il cammino nuziale con Israele.

"In quel tempo – oracolo del Signore –
io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele
ed esse saranno il mio popolo".

È l'annuncio di un tempo nuovo in cui si manifesterà la cosa più vera che caratterizza la storia della salvezza: Dio è per il popolo e il popolo è per Dio!
Un tempo di vicinanza, un legame profondo, che, passate le varie disavventure, finalmente torna ad essere un nuovo tempo di fidanzamento.
Dio sarà per tutti uno di famiglia, un congiunto, di cui nessuno potrà fare a meno: questa è la profezia radiosa di Geremia!

"Così dice il Signore:
Ha trovato grazia nel deserto
un popolo scampato alla spada;
Israele si avvia a una dimora di pace".

Evocare il deserto è un modo per dire che l'epoca d'oro del cammino verso la libertà dal faraone, in cui Dio e il popolo si sono conosciuti intimamente, tornerà e il legame tra i due sarà visibile a tutti.
Il Signore si è innamorato di un popolo minacciato dai colossi mondiali che sembrano stritolarlo; per questo amore lui farà, del suo cammino travagliato, un percorso verso la pace, verso la pienezza, verso il compimento.

"Da lontano mi è apparso il Signore".
È l'immagine del Dio che viene, che si fa sempre più vicino al popolo e chi ha lo sguardo profetico lo vede arrivare.
Parole che ricordano il Vangelo e la più bella descrizione del padre che segue il figlio da lontano, non permettendo che si perda. Gli si fa incontro prima ancora che sia arrivato alla sua casa e lo rimette in famiglia (cfr. Lc 15, 20-24).

"Ti ho amato di amore eterno,
per questo continuo a esserti fedele".

È la "dichiarazione" toccante fatta direttamente dal Signore: non può far altro che essere fedele al suo amore, per sempre.
E' una fedeltà solo sua, che non viene meno neanche davanti alla chiara infedeltà di tutti i figli, nessuno escluso.
La fedeltà di Dio è l'assicurazione "casco", sulla vita del popolo.

"Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine d’Israele".

Passato il tempo delle prove, il Signore riabbraccia il suo popolo e lo chiama "vergine" nonostante più volte si sia prostituito ad idoli che lo avevano accecato con false chimere. Tutte le ferite e le macerie passate sono cancellate da una nuova costruzione che fa risplendere questa relazione meravigliosa. La nuova città Santa non sarà costruita da velleità umane, ma direttamente edificata da Dio.

"Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli
e avanzerai danzando tra gente in festa".

Dopo il dolore e il lutto, torna il tempo del canto e della gioia.
L'esilio non è per sempre; l'ultima parola, sulle vicende travagliate e sui re che schiavizzano, la mette il Signore.

"Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa;
dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno".

Immagini che mostrano Israele finalmente di nuovo a casa sua e stabile nella dimora promessa.
Non saranno più i giorni della fuga in cui si era mangiato un pane amaro, cucinato nella paura, ma ci sarà tempo per piantare e per raccogliere i frutti, fatti crescere nella propria terra.
Vigne e distese di grano di nuovo abbondanti, fecondità e prosperità: questi i segni che la benedizione del Signore non è stata mai revocata.

"Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno
sulla montagna di Èfraim:
«Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore, nostro Dio»".

Ecco l'annuncio del giorno che viene dal futuro e che il profeta già vede. Finalmente le sentinelle grideranno al popolo che il tempo del pellegrinaggio di ritorno alla città Santa ha inizio.
Geremia profetizza il momento in cui sia Israele, sia tutti i popoli si muoveranno verso il luogo scelto come centro aggregante e dimora accogliente.

"Poiché dice il Signore:
Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode".

Tutte le nazioni riconosceranno, intonando canti di gioia, che la nazione scelta dal Signore è reintegrata nel suo ruolo di primogenita fra tanti figli.

"E dite: «Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele»".

La salvezza ritrovata, il ritorno dall'esilio babilonese, sarà l'evidenza che il Signore si è preso cura del resto di un popolo piegato e piagato dalla schiavitù, ma non vinto.

La voce di Geremia, che tanti avevano visto come una iattura per i presagi di morte che non nascondeva ai suoi fratelli, finalmente fa intravedere la luce dietro le nubi di tempesta, la certezza che anche in esilio Dio non abbandonerà i suoi figli ad un destino di oblio e di perdita dell'eredità.
Noi oggi siamo quel popolo, passato attraverso la spada delle sofferenze, disorientato da voci contrastanti che ci riducono ad una solitudine e una sofferenza sociale e personale che sembra non aver fine.
Questa profezia è per noi, amati di un amore eterno, resi capaci di rialzarci e trovare pace e salvezza.
Camminiamo su questa certezza: ciò che è stato piantato arriverà a maturazione e dei frutti tanto attesi ce ne sazieremo tutti abbondantemente.

Commenti

  1. "Ti ho amato di amore eterno,
    per questo continuo a esserti fedele". Ogni parola umana rischia di togliere luce a questa parola. È una dichiarazione d'amore. L'unica risposta degna sarebbe ricambiarla. Ma se l'amore non ci manca, di fedeltà siamo estremamente poveri. Eppure la sua fedeltà non cambia. Amore eterno vuol dire per sempre riferito al futuro, da sempre riferito al passato. È amore che precede ogni cosa e che resterà dopo ogni cosa. Amore e fedeltà in misura divina, per me. Si, proprio per me, per ognuno di noi, che questo stesso amore chiama al mondo e che sempre accompagna. L'unico argomento della Scrittura è l'amore ed è questo l'unico alimento che mi sazia. Questa Parola ha già reso questo mio giorno unico!

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  2. Il Signore ha salvato il SUO popolo............
    Non mi devo affatto preoccupare per l'oggi
    LUI ci ha già pensato,non sarò sempre perseguitato da una situazione d'instabilità,di provvisorietà,di angoscia,di ricerca di un bene effimero,
    LUI mi ha salvato
    Grazie
    Amen

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  3. È una parola irrorata e carica di speranza su cosa fonda questa speranza? L amore eterno di Dio. Non c e nulla altro per sperare se non l amore eterno di Dio. Si Dio ri-crea ogni momento ogni giorno, sempre il suo rapporto con il suo popolo, con ciascuno di noi, con me personalmente. e mi fermo adorante cercando di stare dentro questo amore che mi avvolge, mi fa essere...mio Dio quanto sei grande.spibtaneo mi sale dal cuore un canto di lode: tu sei il santo signore Dio....

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