Seconda lettura di domenica 9 agosto 2020

A vantaggio dei miei fratelli
Rm 9, 1-5

"Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen".


Nella storia passata, la divisione tra ebrei e cristiani ha generato grandi attriti politici, economici e sociali.
Gli ebrei di fronte alle comunità nascenti mal sopportano questa nuova dottrina che va a minare il caposaldo dell'unicità di Dio.
I cristiani dal canto loro hanno avuto grandi e accese discussioni con una religione che fa parte del loro bagaglio teologico, da cui attingono le Scritture, ma che non riconosce nel Cristo il Messia atteso.
Paolo, essendo il ponte di congiunzione tra le due realtà, affronta la questione dal punto di vista più vero: quello di essere fratello di entrambi.

"Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua".
Impossibile per Paolo, divenuto cristiano, ripudiare la sua appartenenza all'ebraismo!
Lui stesso dice quanto sia ebreo: "circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge (Fil 3, 5-6).
Se tutto questo lo riteneva spazzatura di fronte alla rivelazione dell'amore rivelato da Gesù Cristo, allo stesso tempo avrebbe voluto trascinare con sè i fratelli ebrei in questo nuovo in cui lui si era tuffato interamente e provava una grande sofferenza a vedere la loro resistenza.

"Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne".
Questa frase è di una passione d'amore materna e profonda!
Solo chi ama può dire questo di fratelli ebrei che prima lo consideravano uno zelante e fidato messo della loro opera di purificazione dai cristiani, e, dopo la conversione, come l'ultimo e il peggiore di essi.
Tante volte Paolo rischierà la vita per dedicarsi subito, entrando in una città, all'evangelizzazione nelle sinagoghe.
Ma rinuncerebbe a tutto, anche all'amore di Cristo per guadagnare quei fratelli ebrei alla fede cristiana e alla salvezza!
Le parole di Paolo ricordano quelle di Mosè, intercessore per i suoi presso Dio dopo il grande peccato di idolatria nell'Esodo:
“Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Es 32, 31-32).
E' la via del Cristo, quello di essere considerato malfattore pur di guadagnare al Padre i suoi fratelli.

"Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi".
Paolo ha ben chiaro che le promesse di Dio sono irreversibili (cfr. Rm 11, 29).
"Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso" (Eb 10, 23).
La promessa fatta ad Abramo si è riversata su tutti, dagli Israeliti fino a tutte le generazioni a venire. E' Dio il garante di una promessa eterna che non si poggia sulla fedeltà del popolo, nè viene meno per l'infedeltà umana.
Nonostante il rifiuto del Messia che avrebbero dovuto riconoscere e accogliere, per consegnarlo al mondo, gli ebrei rimangono figli primogeniti del Padre, attesi e amati fino alla fine.

"Da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen".
Anche solo questo motivo varrebbe tutta la riconoscenza del cristianesimo verso gli ebrei!
Per il progetto misterioso del Padre questo popolo "dalla dura cervice" è stato scelto tra tutti gli uomini della terra per dare i natali al Cristo.
Non dimentichiamolo mai: Gesù era ebreo di nascita! Matteo e Luca, nelle due genealogie che mettono all'inizio del Vangelo, ne sottolineano le profonde radici che portano il seme che germoglierà in pienezza nel Figlio (cfr. Mt 1, 1-17 ; Lc 3, 23-38).
Da loro ci viene questa ricchezza di progettualità del Padre che non ha lasciato al caso la nascita del primogenito tra i fratelli, ma ha curato e fatto crescere un popolo le cui Scritture sarebbero state portate a compimento in Gesù.

Compito del cristianesimo è far crescere, prendendo a modello Paolo, il sentimento di fratellanza e l'ascolto della grande ricchezza di fede che gli ebrei possono trasmetterci.
Senza i nostri fratelli maggiori non si arriva alla pienezza della comprensione delle Scritture e non si coglie il grandioso e globale progetto del Padre che porterà tutta l'umanità alla salvezza.

Commenti

  1. "Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse". Parole pesate e preziose che escono da un cuore credente. Paolo missionario cristiano, non rigetta la bellezza della sua fede ebraica. Ne ricorda noi la ricchezza non tramontata e la privvidenzialità della presenza. Da questo popolo nasce Cristo, ebreo per sempre. Il popolo della promessa che non ha mai smesso di sperare ci insegna questa fiducia senza scadenza nel Dio vivente. Li chiamiamo a ragione nostri fratelli maggiori. Li riteniamo giustamente nostra radice. Li guardiamo come a maestri da cui imparare le ricchezze del Messia veniente. Abbiamo in comune i profeti, l'attesa, la sapienza delle Scritture, lo stesso Padre creatore e liberatore. Non lontananza e rifiuto ma vicinanza e fraternità sono vera via.

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  2. ho nel cuore dolore,sofferenza continua...
    Quando non mi faccio permeare di TE
    della TUA qualità di dono
    dal TUO gratis
    Fammi sperimentare ancora che io devo essere capace per dono,di darmi agli altri
    così sia

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  3. Nella mia preghiera chiedo allo Spirito Santo che mi aiuti a fare chiarezza. Non sono a volte tentato di ripiegarmi su sofferenze che hanno radici di egoismo e che mi tengono raggomitolato nel guscio di una vita incapace di aprirsi, anche con dolore, al fatto che tanti fratelli sono lontani dal Signore?

    Gesù, tu hai dato la vita per la salvezza di ogni uomo. È ogni uomo è mio fratello. Spalancami il cuore al desiderio che tutti ti conoscano e camminino con te.

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