Salmo dell'8 agosto 2020

Non prevalga l'uomo
Sal 9, 12- 21

"12 Cantate inni al Signore, che abita in Sion,

narrate le sue imprese tra i popoli,

13 perché egli chiede conto del sangue versato,

se ne ricorda, non dimentica il grido dei poveri.

14 Abbi pietà di me, Signore,

vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi fai risalire dalle porte della morte,

15 perché io possa annunciare tutte le tue lodi;

alle porte della figlia di Sion
esulterò per la tua salvezza.

16 Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,

nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede.

17 Il Signore si è fatto conoscere, ha reso giustizia;

il malvagio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18 Tornino i malvagi negli inferi,

tutte le genti che dimenticano Dio.

19 Perché il misero non sarà mai dimenticato,

la speranza dei poveri non sarà mai delusa.

20 Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:

davanti a te siano giudicate le genti.

21 Riempile di spavento, Signore,

riconoscano le genti di essere mortali".

"Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,

annuncerò tutte le tue meraviglie" (Sal 9, 1), è la lode cantata nel primo rigo del salmo che abbiamo meditato, nei versetti iniziali, il 23 novembre dell'anno scorso
È il ritornello che in mille modi troviamo nella Scrittura ed esprime la gioia del povero che nessuno aiuta, tranne il Signore. Gli ultimi, gli scartati, gli impoveriti dall'ingordigia umana, le moltitudini trattate ingiustamente dallo strapotere di pochi, si rivolgono al Signore e ne contemplano il suo sicuro trionfo già nella preghiera che alimenta la speranza. Il Salmo della liturgia di oggi ci fa camminare per queste vie.

"Cantate inni al Signore, che abita in Sion,

narrate le sue imprese tra i popoli,
perché egli chiede conto del sangue versato,
se ne ricorda, non dimentica il grido dei poveri". 
Un fatto è alla base della gioia: il Signore non rimane inattivo spettatore, si schiera dalla parte degli oppressi, si prende cura di quei poveri che il mondo ignora.
Il richiamo è alla vendetta per il sangue versato, evoca il "goel", il vendicatore, il redentore, il parente stretto che vendica la morte del congiunto. È un immagine cruenta che dice il nostro legame stretto con il Signore e il suo prendere parte alle nostre vite.

"Abbi pietà di me, Signore,

vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi fai risalire dalle porte della morte".
Ecco di cosa è capace il Signore: far risalire dal regno della morte, di riportare in vita chi ormai era prigioniero delle tenebre.
Il Signore guardi alla miseria di chi non trova altro aiuto e soccorra il fedele che prega mentre è circondato da nemici.

"Perché io possa annunciare tutte le tue lodi;

alle porte della figlia di Sion
esulterò per la tua salvezza". 
Il salmista sa che la lode è la prima preghiera del fedele, ma non riesce a lodare in tanto dolore. Allora non smette di pregare e ad invocare aiuto.
Così il dolore diventerà gioia e il lamento un canto per il Signore davanti alle porte della sua città Santa.

"Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,

nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede". 
Il salmista conosce il modo di educare di Dio, ne ha fatto esperienza durante la persecuzione del faraone in Egitto: fa cadere il cacciatore nella sua stessa trappola!
È l'ironia per la sorte di chi si ritiene invincibile, di chi crede di avere sempre il coltello dalla parte del manico.
Il Signore neutralizza le armi contro l'uomo con gli stessi metodi, mostrando come sia perdente pretendere di sopraffare e soggiogare chi da lui è protetto.

"Il Signore si è fatto conoscere, ha reso giustizia;

il malvagio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
Tornino i malvagi negli inferi,
tutte le genti che dimenticano Dio". 
Il Dio d'Israele è diverso da tutti gli altri idoli, si riconosce per la posizione che assume contro i malvagi. Essi, che volevano fare inciampare il perseguitato nelle loro reti, se ne avviluppano a loro volta.
Solo le opere fatte riconoscendo la giustizia di Dio hanno un futuro e una crescita; tutte le altre sono destinate a perdersi e a morire.

"Perché il misero non sarà mai dimenticato,

la speranza dei poveri non sarà mai delusa".
Questa è la certezza che anima questo salmo: il Signore non dimentica i poveri, il loro grido non rimarrà inascoltato, non resteranno delusi per essersi rivolti al Dio vivente. Nessuna lacrima versata passerà nel dimenticatoio (cfr. Ap 21, 4), non rimarrà deluso chi rimette in lui la speranza (cfr. Sal 25, 2).

"Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:

davanti a te siano giudicate le genti.
Riempile di spavento, Signore,
riconoscano le genti di essere mortali". Intensa invocazione che chiede l'intervento del Signore, un intervento definitivo.
L'ultimo versetto, con ispirazione sapienziale, chiede di illuminarci, di farci aprire gli occhi sulla certezza della morte che tutti cerchiamo di dimenticare.
Abbiamo bisogno della sua luce, del sorgere del suo giorno affinché tanto dolore venga annientato!

Anche se noi facciamo fatica ad ammetterlo, la Bibbia non ha dubbi: il Signore è di parte, fa preferenze tra i suoi figli!
Affermazione trasversale in tante pagine, velata o palese come in questo Salmo, che arriva fino al Vangelo, mostrandone la sua scandalosa verità.
Si schiera a favore dei più poveri, degli uomini scartati dalla società, malati e senza mezzi, non tutelati da leggi nazionaliste, discriminati sui posti lavoro, picchiati e violentati nel corpo e nello spirito.
Ci sentiremo non defraudati come figli maggiori quando proveremo la stessa compassione del Padre, quando ci muoveremo come lui per lenirne le difficoltà e colmare il profondo divario che li allontana dal benessere.
"Non prevalga l'uomo" nessun uomo su un altro uomo, per schiacciarlo, usarlo e ucciderlo come un nuovo Caino.
Facciamo nostra la preghiera del salmista, chiediamo al Signore di essere spogliati dall'arroganza di onnipotenza, dall'illusione di non morire e desideriamo che prevalga la sua misericordia che è giustizia e salvezza per tutti!

Commenti

  1. "Tu che mi fai risalire dalle porte della morte". Potenza della parola dei Salmi che riconoscono la morte sbarrata da una porta, limitata nel suo agire e nella sua libertà. Arrivare davanti a quella porta è rischio continui di tutto ciò che ha respiro. Dietro quella porta il mondo intero prende un significato ultimo, spogliato da ogni illusione. Arrivare davanti a quella porta e tornare indietro genera sapienza. È un viaggio in cui il Signore accompagna chi vuole rendere capace di una nuova visione, libero da attaccamenti e illusioni. Porta che sarà varcata solo quando il Signore la aprirà. È lui infatti il suo vero custode, lui solo ne possiede le chiavi.

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  2. Sorgi Signore non prevalga l'uomo....
    Meglio cosi per me
    Quello che mi dai non è poco...
    L'uomo invece vuole sempre....
    Grazie Signore
    Così sia

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  3. "il signore sarà un riparo per la oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro. Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca." Parola molto consolante: tu non abbandoni chi ti cerca... Voglio che sia la mia preghiera o signore, nella certezza che tu sei con me perché il desiderio più grande che ho in cuore è quello di "cercarti". Non dimenticarti del mio grido .

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