Salmo del 18 agosto 2020

Il Signore farà giustizia
Dt 32, 26-36

"«Io ho detto: Li voglio disperdere,
cancellarne tra gli uomini il ricordo,
27 se non temessi l'arroganza del nemico.

Non si ingannino i loro avversari;
non dicano: La nostra mano ha vinto,
non è il Signore che ha operato tutto questo!

28 Sono un popolo insensato
e in essi non c'è intelligenza:
29 se fossero saggi, capirebbero,
rifletterebbero sulla loro fine.
30 Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?

31 Perché la loro roccia non è come la nostra
e i nostri nemici ne sono giudici.
32 La loro vite è dal ceppo di Sòdoma,
dalle piantagioni di Gomorra.
La loro uva è velenosa,
ha grappoli amari.
33 Tossico di serpenti è il loro vino,
micidiale veleno di vipere.
34 Non è questo nascosto presso di me,
sigillato nei miei forzieri?

35 Mia sarà la vendetta e il castigo,
quando vacillerà il loro piede!
Sì, vicino è il giorno della loro rovina
e il loro destino si affretta a venire».
36 Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrà compassione".


Il cap. 32 del Deuteronomio è una pagina profetica durissima contro un popolo idolatra e infedele. E' il Signore a parlare: si è fatto in quattro eppure il suo popolo non ha saputo riconoscerne la vicinanza e l'amore. Come un padre che le tenta tutte, Dio cambia strategia, adotta una terapia d'urto per scuotere il suo popolo e aprirne gli occhi perché lo riconoscano come unico Salvatore.

"Io ho detto: Li voglio disperdere,
cancellarne tra gli uomini il ricordo,
se non temessi l’arroganza del nemico.
Non si ingannino i loro avversari".

Dopo una lunga serie di condanne minacciate sul popolo infedele, il Signore, che sta per disperderlo per piegarne l'arroganza, è come se meditasse e si rendesse conto che i nemici, di fronte alla disfatta del suo popolo, possano pensare che sia merito loro.
La Scrittura ci sorprende sempre! È curioso vedere il Signore combattuto tra il pugno fermo verso il suo popolo e l'essere Padre e custode di fronte ai nemici. Non può sopportare che il figlio prediletto subisca l'umiliazione di altri popoli presuntuosi e tracotanti!

"Non dicano: La nostra mano ha vinto,
non è il Signore che ha operato tutto questo!
Sono un popolo insensato
e in essi non c’è intelligenza".

L'arroganza è quella che il Signore combatte; non vuole certo che i popoli nemici si gonfino per vittorie di cui non sono meritevoli!
Qui inizia un'analisi sulla forza fasulla dei popoli limitrofi che premevano su Israele non solo per averne le terre, ma anche per spodestare il culto al Dio vivo che temevano!

"Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?".

L'inferiorità numerica d'Israele rispetto ai popoli invasori non spiega le vittorie che pur Israele accumulava.
La domanda porta in sé già la risposta: la roccia su cui questi uomini si poggiano non è solida, il loro signore non è fedele! L'idolatria è perdente perché fa riporre la speranza in dei inconsistenti.

"Perché la loro roccia non è come la nostra".
Dal v. 31 al 35 viene analizzata la condotta dei nemici d'Israele.
Leggendo l'intero capitolo si comprende che la differenza tra gli uni e gli altri non sta nei peccati: entrambi si prostituiscono agli idoli e entrambi commettono peccati contro altri uomini che gridano vendetta davanti al Signore.
L'unica differenza sta nell'avere una Roccia diversa a cui aggrapparsi!

"Sì, vicino è il giorno della loro rovina
e il loro destino si affretta a venire".

L'azione del Signore cura le storture di tutta l'umanità; egli confonde i progetti di tutti i superbi e rovescia i troni dei potenti facendoli rovinare a terra (cfr. Lc 1, 51-52), mostrandone la poca saggezza.
Il giorno della rovina piomba improvviso sul capo di chi ripone la fiducia sulle capacità umane.

"Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrà compassione".

Ecco la conclusione del brano: questo "perché" dice tutte le motivazioni che spingeranno sempre il Signore a fare giustizia, a ristabilire il diritto e a mostrare il volto misericordioso.
Sì, è vero, i peccati degli israeliti e quelli di tutti gli uomini sono tanti, meriterebbero una condanna inflessibile, ma l'amore vince!
Il Signore, Roccia di salvezza, il Fedele "si ricorda sempre della sua alleanza" (Sal 111, 5).

E' più forte di lui difendere e provare compassione, non potrebbe venire meno a ciò che è: fedeltà eterna per chi ama!

Commenti

  1. Signore non lasciarmi nella mia stoltezza, che in certi momenti mi credo un Dio, ma donami la consapevolezza del mio essere uomo "terra" fragile terra

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  2. "Dei suoi servi avrà compassione". È la parola più bella che si possa dire di Dio o di un credente: compassione. Dio ha compassione. L'uomo di fede ha compassione. È il momento più alto di ogni mistica. La compassione è il frutto maturo di ogni amicizia e ogni amore. La compassione spinge a pregare e la preghiera fa fiorire la compassione. Dio, comunque lo si immagini e descriva, come campassionevole risplende su tutto. Inspirare compassione ed espirare compassione è il ritmo radicale di ogni vita.

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  3. La mia roccia è tale?...
    Indissolubile, granitica?
    Si
    Sono con LUI

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