Prima lettura del 17 dicembre 2020

 

Un giovane leone
Gn 49, 2.8-10

"In quei giorni, Giacobbe chiamò i figli e disse:
«Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!
Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli;
la tua mano sarà sulla cervìce dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre.
Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi lo farà alzare?
Non sarà tolto lo scettro da Giuda
né il bastone del comando tra i suoi piedi,
finché verrà colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli»".


E' arrivato il momento per il patriarca Giacobbe di benedire i suoi dodici figli, momento di passaggio fondamentale per lui: deve lasciare le sue sostanze, la sua paternità, le sue forze, il suo ruolo e la vita intera nelle loro mani.
Per ognuno ha un augurio particolare. Il più importante è la benedizione sul figlio Giuda, che sarà il capo famiglia dopo di lui.
Dai dodici figli prenderanno il nome le dodici tribù d'Israele e da Giuda nascerà il re-profeta Davide ed il Messia Gesù.

"In quei giorni, Giacobbe chiamò i figli e disse".
Nell'antichità la benedizione era un vero e proprio testamento-lascito ai figli. Ma non si parlava solo di beni: il padre trasmetteva la sua eredità spirituale, la sua fede, la sua sapienza, imponendo le mani sul capo e pronunciando una preghiera-profezia.

"Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!"

È importante che ognuno ascolti la benedizione sugli altri perché questo stabilisce nuovi rapporti e nuovi equilibri tra di loro.
Il padre sottolinea il duplice nome che porta: Giacobbe era il nome venuto dal modo particolare di nascere: già nel primo gesto di afferrare il calcagno, egli si mostra come il "soppiantatore" della primogenitura ad Esaù, suo fratello gemello, ma nato prima (cfr. Gn 25, 24- 26).
Israele è invece il nome che Giacobbe riceve dopo la lotta nel fiume Iabbok da Dio stesso (cfr. Gn 32, 29).
E' il nome della vocazione, della maturità del patriarca che non manovra più, ma un altro lo soppianterà e lo conquisterà dandogli la nuova missione di padre vincente.
Israele sarà padre di tutto il popolo, proprio con la successione nei sui dodici fondamentali figli, capostipiti di altrettante tribù che si stanzieranno in Palestina.

"Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli".
Ecco che Giuda è posto al centro tra i fratelli. Il padre lascia la primogenitura a Giuda e i fratelli lo lodano, riconoscendo in lui una superiorità.

"La tua mano sarà sulla cervìce dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre".

Vittoria sui nemici e sottomissione dei fratelli: è un vincitore su tutti i fronti, destinato a regnare.

"Un giovane leone è Giuda".
Animale maestoso e forte, diventa per sempre il simbolo di questa tribù. Il leone di Giuda con il suo ruggito raduna i fratelli e allontana i nemici.

"Dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi lo farà alzare?"

Sembra proprio di vederlo questo leone straordinario, che nessuno può vincere o dominare, accovacciato ora ai piedi del padre che lo benedice. Questa immagine del leone resterà nella tradizione il simbolo più importante del futuro Messia.

"Non sarà tolto lo scettro da Giuda
né il bastone del comando tra i suoi piedi".

Il suo è un potere duraturo e i simboli del potere sono saldamente nelle sue mani. Le immagini si ripetono per sottolineare la regalità con cui Giuda e la sua tribù primeggia sui suoi fratelli.

"Finché verrà colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli".

Ecco la parte più preziosa della benedizione-profezia.
Sul solco di quella fatta al nonno Abramo, Giacobbe crede e rinnova le parole di Dio nella notte stellata. Dalla discendenza promessa al suo avo nascerà "colui" al quale appartiene veramente lo scettro e il bastone del comando.
Il Messia è qui annunciato solennemente, come il Figlio della promessa, il leone d'Israele che verrà innalzato su tutti i popoli.
E' un discendente a cui il potere appartiene veramente e per sempre. Giuda e la sua tribù hanno il compito di conservare e trasmettere lo scettro da consegnare a questo Figlio, al quale era destinato.
Messianica ed escatologica la sottolineatura dell'obbedienza al Messia da parte di tutti i popoli. Un salmo, il 110, riprenderà questa profezia prolungandone la presenza nella preghiera della comunità di Israele:
"Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!" (Sal 110, 1-2).


Stupenda pagina colma di commozione per essere l'epilogo della vita ma anche l'apice della gratitudine di Giacobbe che ha sempre rubato il primo posto e adesso lo cede al figlio.
Egli vede, nel cammino fatto in tutta la vita, la Parola che lo faceva grande, non per i suoi furti o le sue furberie, ma perché innestato in una storia della salvezza che non disdegna un imbroglione per portare avanti la promessa che tutta l'umanità attende: Figlio di Dio che è anche Figlio dell'uomo!
A lui è dovuta l'obbedienza di tutti i popoli, davanti a lui tutte le genti si chineranno per ricevere la benedizione di figli, scelti e amati, e tutti ascolteranno il suo ruggito che è Parola di vita.
Non una primogenitura fatta di prevaricazione, ma la supremazia di colui che ha amato di più, donando tutto se stesso per la salvezza dell'umanità.

Commenti



  1. "Un giovane leone è Giuda". Giacobbe benedice figlio e tribù definendola leone. Da qui la discendenza del Messia.
    Leone è il Messia Gesù, la sua Parola forza di liberazione. Col suo ruggito atterrisce i nemici e libera la principale preda del male: l'umanità ferita.
    La buona notizia:
    "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda" (Apocalisse 5,5). Ha vinto per noi, consegnandoci per sempre alla vita, mettendoci saldamente nelle mani del Dio, Padre e Madre. Benedetto colui che nasce per morire per noi. Benedetta la sua Parola potente che guarisce e richiama alla vita. Benedetto il suo arrivo che porta salvezza. Ripeto ancora fiducioso il grido: Maranathà, Vieni Signore Gesù.

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  2. La tua mano sarà sulla cervìce dei tuoi nemici;
    Ecco ogni nemico è sconfitto dalla TUA mano.
    Nemico che mi ostacola,m'invade,mi condanna,vuole appunto rivaleggiare per definizione.
    Quanta speranza in questa TUA promessa.
    Dammi pace e combatti TU!

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