Prima lettura del 21 dicembre 2020

Àlzati, amica mia 
Ct 2, 8-14

"Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
L’amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate.
Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole»".


Il Cantico dei Cantici è considerato, dai maestri di Israele, il più santo dei libri biblici. In poche pagine, in una poesia in cui si rincorrono i sospiri di felicità e le ansie di separazione, è sintetizzato tutto il cammino profetico che unisce i veri amanti simboleggiati nei due protagonisti: Dio ed Israele, Dio e l'umanità. Il nostro brano esordisce con l'amata in attesa dell'incontro.

"Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline".

I cinque sensi la fanno da padrone in queste pagine. Un posto speciale ha l'udito, l'ascolto, come è tipico di un testo biblico. La voce familiare, il passo riconosciuto, fanno sobbalzare in ogni pagina la ragazza che riconosce i segni della presenza preziosa e già pregusta la vicinanza dell'amato.

"L’amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto".

Vengono evocate agilità e bellezza, caratteristiche della giovinezza. Questo ragazzo balza su ogni altura, in un cammino che gli è usuale, conosciuto. Potremmo dire che è un pastore che abita i monti, paesaggio dove templi e divinità qualificano la santità del luogo.

"Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate".

L'emozione è forte, si sente quasi il respiro e si intravedono gli occhi che cercano anch'essi il centro del suo cuore. L'amata è lì, ad un soffio, eppure separata da inferriata che la protegge ma che la divide anche dal suo destino.

"Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!»"

La voce diventa parola, che canta e invita. La Parola di chi ama è sempre dolce come è dolce la legge del Signore.
In un versetto tutto il desiderio di camminare insieme e di affrettare i tempi. L'invito del ragazzo è di alzarsi, di non attendere oltre e di seguirlo sulle vie dell'amore. La donna è definita amica ed è detta bella: ammirazione e familiarità nelle parole di lui.
"Vieni, presto!»" dice la sollecitudine tipica dell'amore che non sopporta l'attesa. Come non pensare alla chiamata e alla risposta nelle parole conclusive della Scrittura: "Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta, ripeta: «Vieni!». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l'acqua della vita" (Ap 22,17) e lo Sposo risponde: "Sì, vengo presto!" (Ap 22, 20).

"Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna".

È il tempo degli amori e la natura è la cornice perfetta. L'inverno è passato, rifiorisce la vita, e con il lavoro dei campi ritornano i canti del lavoro e della festa.
La primavera è anche la speranza che vede la luce dopo tanto buio. Non si è sperato invano, non si è riposta la vita in un'illusione. E' il tempo di cantare, che mi è tanto caro e che ho scelto come titolo e incipit del mio blog.
Sembra che l'invito dei profeti sia tornato con la forza della Parola:
"Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli" (Is 49, 9).

E' il profumo della resurrezione che squarcia la notte del nostro orizzonte che aveva come unica certezza la morte.
La voce del risorto, il Pastore bello, ancora si fa sentire e rialza alla vita tutti quelli che dormivano nelle tenebre.

"Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo".

Due segni importanti: il fico è simbolo della Thorà per i suoi frutti dolci, la vite è simbolo di Israele, i cui frutti maturano dall'osservanza della Thorà.

"Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole".

Dopo aver svegliato dal torpore della notte, l'invito si ripete insistente ed è il ragazzo a vedere e a sentire, nel desiderio, il volto e la voce dell'amata.
Ella è paragonata alla timida colomba che nelle rocce trova rifugio e protezione. L'amato la supplica, spiandola dalle fessure, desideroso di vederne il volto.

Trovo che il Cantico dei Cantici e l'Apocalisse siano più di tutti i libri in cui ogni parola sia densa di rimandi e dia il senso di tutta la Scrittura.
Come non rimanere rapiti dal Cantico, festa di simboli, in cui si ascolta estasiati allo sbocciare dell'amore e della sollecitudine di Dio per il suo popolo!
La via nuziale della salvezza è annunciata ed aperta, gli inviti diventano sempre più palesi e si dispiega tutta la passione, che è amore e sofferenza insieme, finché la vicinanza sia raggiunta nella totalità.
Lasciamoci prendere da questa poesia che tocca i nostri desideri più profondi ma anche nascosti; facciamoli salire a galla da quest'invito pressante e diamogli voce cantando anche noi l'amore che ci ha rapiti, raggiunti e attirati a sé.

Commenti

  1. "Mostrami il tuo viso,
    fammi sentire la tua voce,
    perché la tua voce è soave,
    il tuo viso è incantevole". È tempo di desiderio. È tempo di lasciare il cuore libero di gridare il nome dell'Amore. Un viso, una voce. Il viso di Lui, la voce di Lui. Tutto rimane incompleto per ora. Tutto sospeso nell'attesa. Vedere e sentire è promesso. Per un istante ho sentito e ho visto, perciò il mio desiderio non si convince più a riposare. Di notte veglio, di giorno spero. Così è vita di desiderio. Il Signore sorge come aurora. Il Signore si avvicina preceduto dal fruscio dei suoi passi. Mostrati, fatti sentire, Maranathà!

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  2. Vieni presto.
    Ecco donami la consapevolezza di esserci,di vivere,non vivacchiare la TUA attesa.
    Realmente essere permeato da questa maestosa misericordia con doni ed amore infinito,non quantizzabile.
    Grazie
    Mio Signore

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