Prima lettura del 4 dicembre 2020

Gli occhi dei ciechi vedranno
Is 29, 17-24

"Così dice il Signore Dio:
«Certo, ancora un po’
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva.
Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro;
liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele.
Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla.
Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,
che riscattò Abramo:
“D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele.
Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,
quelli che mormorano impareranno la lezione”».

I tempi di Dio non sono i nostri tempi. "Ancora un poco" o "presto" significano per lui cose qualitativamente diverse
dal tempo che calcoliamo con i nostri orologi.
Isaia vede lontano, in quei giorni che non sono nelle nostre mani, con occhi liberati che sono cannocchiali sul futuro prossimo e capta con le orecchie attente l'avvicinarsi del Signore. Il mondo sarà rinnovato dalla nuova manifestazione del suo amore e tutto l'essere umano parteciperà di questa gloria.

"Certo, ancora un po’
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva".

Segni di fecondità crescente nella natura mostrano il cambiamento che sta avvenendo nella realtà. La rigogliosità di piante del bosco e da frutta ricordano un ritrovato Eden, irrigato da 4 fiumi e piantato con cura dal giardiniere Dio. E' un'immagine che guarda con un occhio al passato ma profetizza il nuovo che vedrà cieli nuovi e terra nuova nel Regno.

"Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro".
Qualcosa di mai udito prima si sentirà leggere dal libro delle opere di Dio per l'uomo. Più che una lingua nuova, straniera, è la lingua madre dimenticata, sconosciuta ai "sordi" della casa d'Israele.
È l'ascolto che è nuovo, perché la Parola buca, si fa una breccia nelle nostre difficoltà di ascolto, penetra anche dove noi non vorremmo che entrasse e spalanca una finestra di comunicazione che rompe le nostre ristrettezze uditive e il terrore degli altri, così necessari, eppure così temuti.
Questo libro sarà comprensibile a chi non ha aperto le orecchie secondo il comando del Deuteronomio (cfr. Dt 6, 4- 9), coloro che non conoscono un annuncio salvifico proclamato e scritto per tutti. Se ne sentono esclusi e solo per volontà di Dio lo scopriranno come realtà che li precede e li aveva già chiamati per nome.

"Liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno".
Da un ascolto nuovo nascono occhi nuovi. I ciechi, incapaci di camminare nelle loro notti, saranno liberati e vedranno come il cieco di Betsaida che: "ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa" (Mc 8, 25).
Tutta la vista è sanata e i tre aggettivi dicono che vedere è un'esperienza totalizzante che cambia l'intera vita. Per questo Giovanni nel Prologo, per dire con parole ciò che è difficile esprimere del Verbo, afferma:
"In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini" (Gv 1, 4).


"Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele".

E' il canto che anche Maria farà (cfr. Lc 1, 52), che tutti gli ultimi innalzano al Signore scoprendosi considerati al pari di tutti gli altri figli.
L'umiltà che sembra fatta di rinuncia e ristrettezza, è invece la misura che trabocca nel Regno, è la misura che il Figlio ha scelto per innalzare ogni uomo al Padre. La lode è degli umili che riconoscono il Signore come fonte di gloria e salvezza.

"Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla".

Una serie di menzogne mortali vengono elencate, dall'ambito della corte a quello dei tribunali civili. Determinante in tutta la Scrittura è dire il vero davanti ad un giudizio. D'altronde la Bibbia era anche libro normativo nel vivere civile e testo a cui far riferimento nelle contese per ristabilire la verità e l'equità.
Il giuramento sulla parola era poi un atto giuridico che sanciva contratti e questioni economiche. Dire il falso era rovinare per sempre una famiglia, ridurla sul lastrico e in schiavitù.
Era un vero e proprio delitto scaricare le proprie colpe sugli altri; spesso ne andava di mezzo la vita di innocenti.

"Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,
che riscattò Abramo:
«D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele»".

Sulla vita di Abramo, il primo riscattato, figlio primogenito che il Signore ha voluto per sé, capostipite di tutti gli altri figli della terra, Isaia profetizza con le parole stesse di Dio. Verrà un giorno in cui Israele non dovrà vergognarsi di avere il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, davanti agli altri popoli della terra il cui dio era padre di un faraone, di una divinità in terra.
L'opera di Dio parlerà della sua grandezza, la sua santità che entra in ogni carne, attraversandola per santificarla, parlerà di un Padre che si abbassa fino ad Israele e raggiunge ogni uomo, fino al più umile e ultimo.

"Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,
quelli che mormorano impareranno la lezione”.

Coloro che hanno preso strade diverse dalla sequela ad un Dio che è grande e potente ma che si fa piccolo, che dimostra la sua gloria nell'umiltà, dovranno ricredersi e riconoscere che è questo il Dio che ci serve, quello giusto per noi e per il nostro peccato.
Chi mormora dubita che l'azione di Dio sia quella giusta, che il suo agire sia per il bene dell'uomo. Mormorare è mettersi al posto suo, credere di giudicare meglio; così si vanifica la grazia.
Ma anche su questi brillerà la sapienza di Dio, anche loro ascolteranno e verranno trasformati da Parole che danno la vita.
Abbiamo bisogno tutti che il Signore liberi i nostri occhi dalla cataratta della superbia, sturi le nostre orecchie dal cerume dell'arroganza, purifichi le nostre mani dai gesti di Caino che sopprimono i fratelli.
Queste liturgie di speranza ci portino a riconoscere, anche se da lontano e con uno sguardo profetico, l'Avvento del Giusto, del Misericordioso, del Medico che guarisce l'umanità intera.

Commenti


  1. "Liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
    gli occhi dei ciechi vedranno". Questo spero oggi. Per questo prego oggi. Di questo ho bisogno oggi. Liberati, vedranno. Io libero, vedrò. I miei occhi liberati vedranno. I cuori liberati vedranno. Ogni uomo e ogni donna, liberati vedranno. Per non perdere questa promessa la ripeto con le mie labbra, con la mia mente, nel mio cuore. Benedetto il Dio liberatore che tocca la mia vita oggi per compiere la sua promessa. Benedetta la mia cecità che attira il liberatore. Benedetta la visione promessa che mi mostra finalmente l'intero orizzonte.

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  2. Il Signore è la mia luce e mia salvezza.
    Il Signore è mia luce e mia salvezza:
    di chi avrò timore?
    Il Signore è difesa della mia vita:
    di chi avrò paura?

    Una cosa ho chiesto al Signore,
    questa sola io cerco:
    abitare nella casa del Signore
    tutti i giorni della mia vita,
    per contemplare la bellezza del Signore
    e ammirare il suo santuario.

    Sono certo di contemplare la bontà del Signore
    nella terra dei viventi.
    Spera nel Signore, sii forte,
    si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

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  3. Quelli che mormorano impareranno la lezione.
    si è bello non mormorare.
    Ti si presenta una cosa non voluta,non giusta per la mia logica,mi scappa........
    Signore donami di capire che brontolare,fa male prima a me stesso;la docilità nell'accettare è fonte di maturità e voglia di stare al TUO seguito.
    Umiltà e mansuetudine,mi devi fare orientare
    Amen

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  4. Donami la Tua Grazia Padre e
    fa che io rimanga in essa ❣

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