Prima lettura di domenica 27 dicembre 2020

Mediante Isacco avrai
Eb 11, 8.11-12.17-19

"Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.
Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo".


Il capitolo 11 della lettera agli Ebrei è uno dei più belli di questo scritto neo testamentario. Non è un trattato teorico, ma il racconto della fede dei padri, di uomini che hanno percorso le strade della vita guidati da una luce: la fiducia nel Signore.
Il brano della liturgia di oggi ci mostra Abramo, padre della nostra fede perché il primo a muoversi dando la mano al Padre che lo conduceva.

"Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava".
Può sembrare una formulazione assurda, ma a pensarci bene è proprio così che inizia l'avventura della fede.
Obbedire ad una parola, ad una voce, ad una chiamata, non dà l'immediata chiarezza del cammino da compiere.
La fede non è una bacchetta magica che chiarisce tutto: Abramo non sa dove quella voce lo conduce, ma parte perché dà fiducia a chi lo spinge oltre se stesso e i suoi limiti.

"Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso".
La fede vince ogni sterilità, apre ad una nuova fecondità, rende possibile sperare. Anche Sara, donna sterile in gioventù e ormai troppo vecchia per avere una gravidanza, crede a chi le promette cose impossibili per lei, si fida di chi desidera, come lei, un figlio nato dal suo grembo.
Dare credito a Dio fa scoprire che ciò che desideriamo di più, la vita, è la meta del suo lavoro, quello per cui opera instancabilmente!

"Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare".
È la fede che fa fruttificare perché da una parola accolta si rilancia la vita e ci si mette in cammino giocandosi tutto.
La fede fa vedere e vivere in un miracolo continuo. Chi si affida al Signore e alla sua promessa vive già delle sue possibilità, con lo sguardo dilatato nel divino e nell'eterno. Dalla morte nasce vita, dalle sterilità ha origine un popolo numeroso.

"Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza»".
La più grande prova di Abramo, raccontata nel capitolo 22 del libro della Genesi, è vissuta nella fede. Anche in un momento di grande fatica, di angoscia profonda per la paura di perdere il figlio, dove la promessa diventa esigente, Abramo ha fiducia nel suo Signore e gli obbedisce fiducioso.

"Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti".
Ecco rivelato il segreto di Abramo: crede che nulla è impossibile a Dio!
Il Signore è Dio della vita e alla vita conduce ogni suo figlio.
Abramo mette nelle mani del Signore il figlio avuto in dono. Ci rinuncia, perché lui glielo ha dato quando era impossibile, da lui lo riavrà insieme alla certezza che la fede non è riposta invano, che Dio è fedele.

"Per questo lo riebbe anche come simbolo".

Isacco morto e risorto, sacrificato e vivente, perso e ritrovato, è simbolo prezioso dell'amore fedele di Dio che non lascia nella morte e nella sterilità.
Dopo il sacrificio, che Abramo ha fatto ma che il Signore ha fermato, ogni volta che Abramo guarderà Isacco non sarà solo il posare lo sguardo sulla persona che gli è più cara: quel figlio è divenuto il sacramento del dono, la possibilità di una vita che non viene tolta, la certezza che il Signore non è un mostro che succhia vita, ma un Padre che dona e si dona.

Pensavo leggendo: chi può contare i granelli di sabbia di tutte le spiagge o calcolare le stelle quando, guardando una porzione di cielo, ci si sente sprofondare nell'infinito?
Il Padre si rivela e ci fa scoprire nuove grandezze e nuove immensità, le sue!
Lui è la possibilità di lanciarsi oltre il limite di tempo e di spazio dando credito ad un oltre che esiste e ci attrae.
Ciò che abbiamo di più caro nella vita non ci viene tolto dal Dio di Abramo e di Gesù Cristo perché lui ce lo ha donato. La fede è questa evidenza che riempie di coraggio i nostri giorni, è l'àncora di salvezza per le tempeste di oggi e per tutte le prove future, da scoprire come doni preziosi che ci avvicineranno sempre di più al Padre e che ci dilateranno il cuore fino al suo.

Commenti

  1. "Partì senza sapere dove andava". Così è scritto di Abramo. Follia o fiducia? Smarrimento o fede? Partì mosso da una Voce che lo tirava fuori da un mondo vecchio e lo spingeva verso il nuovo. Non sapeva: è questa la vera sapienza, aperta all'esperienza in cammino, disponibile al cambiamento, desiderosa di pienezza. E dove andava? La Parola che lo chiamava mostrava un passo per volta, in una lotta continua tra speranza e sfiducia. E ogni giorno sorgeva luminosa la fiducia. Di questo sorgere sono affamato oggi. Di speranza che muova i miei passi, di fiducia che scaldi il mio cuore, di desiderio di vita che mi conduca oltre.

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  2. "Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti".
    Abramo,Simeone,la profetessa Anna
    tutte figure che ASPETTANDO hanno messo nelle SUE mani il loro necessario:
    l'INCONTRO col bello,col VERO,REALE,UNICO che dà sazietà non apparente ma reale e duratura-
    Perchè rimane come un sigillo indelebile,CHI HA,DESIDERA,ANELA a chi non delude.
    Donami di fermarmi
    di contemplare il BELLO ed il non bello della mia vita.
    Tutto il vissuto è funzionale a quello che sono e sarò.
    Amen

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