Prima lettura dell'08 dicembre 2021 - Immacolata Concezione di Maria

Dove sei?
Gn 3,9-15.20

"Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero, il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi".


Il capitolo terzo della Genesi è un tesoro per i credenti da cui trarre sempre un prezioso annuncio, nuovo e rivelativo; eppure irrompe come un dramma nella descrizione del disegno armonioso del Creatore!
Nei rapporti fondamentali e fondanti dell'umanità si intrufola la tentazione: un seduttore distoglie gli occhi dagli amanti (uomo, donna e Dio) e stravolge le relazioni, come un incidente non previsto che costringe a riscrivere tutto daccapo.
Ognuno in questo contrasto drammatico reagisce a modo suo.
La prima reazione è quella dei due, Adamo ed Eva, che inaspettatamente si nascondono al sentire la voce che è sempre stata amica, eppure adesso è fonte di ansia e paura.

"Dove sei?"
Il Signore Dio, passeggia alla brezza del giorno, nel giardino in Eden, primo luogo dato in regalo ai terrestri, e cerca il suo amico Adamo, come tutti i giorni. Non trova come al solito e lo cerca.
La domanda, in cui si sente il dramma dell'abbandono, sonda in profondità il luogo in cui Adamo si è rintanato; serve a stanare l'uomo nascosto e a riportarlo davanti al volto dell'amico che non si dà pace finché non lo abbia ritrovato.
L'uomo si è perso e Dio lo cerca: è la storia di sempre del pastore bello che da quel giorno in Genesi non fa altro che cercare la pecora smarrita.

"Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino»".
Al dramma di Genesi fa da contraltare il Cantico dei Cantici, in cui i due amanti esultano cercandosi e trovandosi guidati dal suono delle loro voci (cfr. Ct 2,8).
Una voce risuona, la chiamata e la ricerca di chi ama, in un giardino meraviglioso, luogo di incontro e di identità, di riconoscimento e di accoglienza. Adamo la continua a sentire, ma la sua reazione è nuova.

"Ho avuto paura".
Ecco la brutta novità, che si insinua come un tarlo, una lacerazione di infedeltà e dubbio: la paura. Un'altra voce, ingannatrice e separatrice, quella del seduttore/serpente ha scatenato nel cuore di Adamo la paura sul giudizio di Dio. Ha sostituito al timore biblico, che è riconoscere la diversità e l'importanza di Dio nella propria vita, al terrore della condanna di un giudice inflessibile.
Ora Adamo si nasconde da quella voce, teme e trema mentre prima esultava di gioia. La paura di Dio si ripresenta continuamente nel cuore dell'umanità ad avvelenare il rapporto con il Signore. È un tarlo ormai congenito, con cui fare i conti, e che va continuamente combattuto con l'annuncio dell'amore di Dio gratuito ed immeritato.

"Perché sono nudo".
La nudità, la fragilità, la povertà, che non sono in sé un problema ma l'evidenza della nostra condizione, diventano un limite inaccettabile quando si teme il giudizio dell'altro.
Ammettere di essere fragili, limitati, soggetti ad errore, è difficile da accettare per chi vive questa evidenza come una frattura, un impedimento e una distanza da chi si ama. Solo una vera sapienza, illuminata da compassione, ci fa accettare la nostra e l'altrui povertà.

"E mi sono nascosto".
Sciocca e maldestra soluzione. Chi può nascondersi agli occhi di Dio? Dove trovare un luogo dove Dio non sia già lì col suo sguardo paterno?
La paura è sempre una cattiva consigliera, ci fa fare cose stupide davanti ai nostri simili e davanti al Signore, impedendoci di godere dell'alterità che ci forma e ci plasma come individui comunitari, come persone in relazione, come amati e amanti.
La nostra esistenza fragile e passeggera ha bisogno della stabilità dell'Amore che non passa, della voce che continua a volerci e a cercarci e che, risuonandoci dentro, ci mostra di rimbalzo i contorni di chi siamo.
La creazione passa dalla voce degli altri; il Creatore penetra il nostro cuore con la sua voce e continua a trarci dall'indistinto e dal fango per portarci a lui e alla relazione amante.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Gn 3,9-15.20
Commento del 01/06/2020

Salmo 98 (97)
Commento del 18/05/2019

Seconda lettura di Ef 1,3-6.11-12
Commento del 08/12/2020

Vangelo di Lc 1,26-38
Commento del 25/03/2019

e Commento del 08/12/2019


Commenti

  1. «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
    È il veleno che scopro nel mio cuore: la paura.
    È l'ombra che cala sulla mia gioia: la vergogna di essere nudo, fragile.
    È l'ostacolo alla fiducia nel mio Signore: la paura del suo giudizio.
    Chi ha seminato tutto questo in me?
    Perché mi è stata rubata la spontaneità?
    Perché ho perso la serenità dell'incontro con il mio Signore?
    Stupidamente mi nascondo mentre desidero vedere il suo volto.
    Liberami Signore.
    Ridonami di rallegrarmi sempre della tua presenza.
    Dammi la gioia di sentire su di me il tuo giudizio liberante.

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  2. Perchè sono nudo.
    Si
    Mi fa un certo effetto denudarmi
    Mettere "in piazza" i miei nei!
    Quindi vivo celato;faccio vedere quello che voglio,che mi fa comodo.
    Per gli applausi?
    Lavoro su questo-
    Aiutami o mio Signore!

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