Prima lettura del 10 settembre 2021

Ha sovrabbondato

1Tm 1,1-2.12-14

"Paolo, apostolo di Cristo Gesù per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza, a Timòteo, vero figlio mio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù".

Nella vita di Paolo il travaglio spirituale, psicologico e culturale per il passaggio dalla visione ebraica a quella cristiana è stato complesso. Formato alla tradizione dei Padri, ha faticato ad accogliere tutto il nuovo che Cristo e il suo Vangelo portavano.
Il punto di massima tensione e anche quello di svolta, è arrivato quando, convinto di onorare Dio e preso dalla foga religiosa, perseguita accanitamente i cristiani. Nelle sue lettere torna spesso su questo passaggio, non lo dimentica, lo rivive per superarlo continuamente e per assaporarne tutta la portata salvifica.

"Mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù".
Cresciuto nell'idea che l'amicizia e la benevolenza di Dio bisogna meritarla, scopre invece che ne è investito per puro dono, beneficato da tanta misericordia.
I suoi compagni, rimasti nella religione ebraica, lo perseguiteranno tutta la vita come un rinnegatore della vera fede, ma lui, contro ogni regola del catechismo del suo tempo, si lascia travolgere da un amore che travalica ogni legge.

"Perché agivo per ignoranza".
Cristo è il mistero nascosto di Dio che si rivela togliendo dall'ignoranza quanti accolgono la sua Parola messianica.
Guardando al suo passato, Paolo sa di essere stato uno dei più colti e pii ebrei: "circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge" (Fil 3, 5), ma questo non lo ha salvato dall'essere "un bestemmiatore, un persecutore e un violento".
Solo la sapienza dello Spirito toglie dall'ignoranza arrogante, mortale per i fratelli e di nessuna utilità per il cammino verso Dio.

"Lontano dalla fede".
Non che Paolo non fosse credente! Anzi!
Qui sottintende che quel fanatismo religioso lo aveva portato proprio fuori strada, lontano dalla fede docile e semplice dei padri, più infervorato delle proprie certezze che del fuoco rivelativo della Scrittura. Lui, figlio di Abramo, deve ammettere che non era bastata l'appartenenza al popolo per aprirgli gli occhi.

"E così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù".
Da tanto male, quanta gioia! L'apostolo sembra ringraziare per quell'abisso di idolatria e fanatismo in cui era caduto perché ancora di più il dono Dio si è rivelato nella travolgente potenza di liberazione!
Paolo riconosce che la straordinaria grandezza dell'amore di Dio è sproporzionato rispetto alla necessità di riconciliazione e perdono per la nostra realtà di peccatori, sovrabbondante davanti ad ogni colpa e ogni limitatezza.
Grazia, fede, carità: egli cerca le parole adatte a descrivere l'inimmaginabile, quell'amore che lo ha dissetato nel profondo, tanto che non basta tutta la vita di missionario e teologo per descriverlo e annunciarlo.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 16 (15)
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Vangelo di Luca 6, 39-42
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