Prima lettura dell'11 settembre 2021
1Tm 1, 15-17
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.".
Sulla via di Damasco Paolo ha ascoltato la voce di Gesù risorto che si rivolgeva a lui. Da quel giorno non lo ha più visto come un millantatore da combattere perché minava la sacra tradizione, ma il Messia che lui pure aspettava. Da entità astratta e futura il Messia diventava compagno di viaggio, amico strettamente legato alla sua vita, spinta propulsiva per ogni sua destinazione. E così lo testimonia nelle sue lettere.
La sua teologia e la sua spiritualità sono convertite, cioè trovano un nuovo centro; non più la legge e la sua osservanza, ma il Cristo risorto, profondamente legato e presente nelle nostre vite.
"Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti:
Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io".
È il Vangelo di Paolo annunciato a tutti. Una Parola di vita, degna di essere ascoltata e accolta con fiducia, che non si discosta dalla fede dei padri, ma vi si innesta e ne supera la portata, diventando parola universale, destinata ad ogni uomo e ad ogni donna in questo mondo.
"Cristo Gesù è venuto nel mondo".
Il Messia, dal termine ebraico Mašíakh che in greco è Christós, annunciato in tutta la storia della salvezza, è presenza nel mondo di Dio e del suo amore.
La sua venuta sconvolge tutti i canoni religiosi, sovverte il nostro rapporto di sudditanza con Dio, rivela una presenza amorevole dell'Emmanuele che non sarà mai più disgiunto dalla nostra carne.
"Per salvare i peccatori".
È l'effetto dell'amore di Dio presente nel mondo, la sua volontà da sempre: salvare chi è insalvabile! Di questo si tratta infatti: non è semplicemente dare una mano a chi in fondo può farcela, ma salvare chi non potrebbe mai arrivare al Signore, chi è destinato alla morte.
"Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo" diciamo ogni domenica nel Credo. E' verità di fede, è l'evidenza che apre gli occhi a Paolo e spazza via in un attimo anni e anni di insegnamenti rabbinici che, se non incontrano il Cristo, rimangono filosofie e ragionamenti umani.
"Il primo dei quali sono io".
Ed ecco come Paolo si sente coinvolto in prima persona e non solo in modo teorico. Essere il primo peccatore implica ammettere di essere il peggiore, il più gravemente compromesso. Il più grande Santo incontra il più grande perduto e lo contagia, se lo trascina con sé.
Noi temiamo sempre che il male ci possa attrarre così tanto da non poterci fermare, con un'influenza distruttiva e fallimentare. La storia di Paolo, la sua predicazione, l'ardore che lo ha animato tutta la vita ci dicono il contrario. Egli è "esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna", esempio per noi che leggiamo e ascoltiamo.
E se io mi sento la più grande peccatrice, incapace di arrivare alla grazia perché inadatta ad amare veramente, queste parole dell'apostolo mi consolano: grande, anzi, sovrabbondante è la grazia del Signore per me; grazie a lui posso volare tra le sue braccia!
Ognuno dica con Paolo: il primo dei peccatori e il primo dei salvati sono io!
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Salmo 113 (112)
Commento del 14/05/2020 e Commento del 12/10/2020
Vangelo nella versione di Matteo 7, 21-29
Commento del 27/06/2019
Salmo 113 (112)
Commento del 14/05/2020 e Commento del 12/10/2020
Vangelo nella versione di Matteo 7, 21-29
Commento del 27/06/2019
"Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori".
RispondiEliminaLa buona notizia raggiunge ancora il mio cuore.
Salvare chi è insalvabile è divino.
Sono un peccatore: è vero.
Sono un salvato: è vero.
Cristo è venuto nel mondo per noi.
Cristo è venuto nel modo per me.
È venuto per salvare.
"Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori".
"Il primo dei quali sono io".
RispondiEliminaGrazie Signore per la consapevolezza che ho,grazie a TE,mi riconosco il più grande peccatore!