Prima lettura del 6 settembre 2023

Speranza che vi attende nei cieli
Col 1, 1-8

"Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, ai santi e credenti fratelli in Cristo che sono a Colosse: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro.
Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi, avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli.
Ne avete già udito l’annuncio dalla parola di verità del Vangelo che è giunto a voi. E come in tutto il mondo esso porta frutto e si sviluppa, così avviene anche fra voi, dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appreso da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero: egli è presso di voi un fedele ministro di Cristo e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito".


Siamo nel 62 d.C. e Paolo è in carcere a Roma. Scrive la lettera ai cristiani di Colosse, piccola città della Frigia, nell’odierna Turchia, vicina a Laodicea e Ierapoli. Queste tre città erano sedi di nuove comunità cristiane (Col 4, 13) e Paolo aveva attraversato la regione due volte, durante il secondo e il terzo viaggio missionario (At 16, 6; 18, 23), per questo teneva molto a cuore i ferventi discepoli che le abitavano.
Leggiamo l'inizio della lettera che, secondo il solito modo di scrivere dell'apostolo dei pagani, è presentazione di sé stesso e benedizione dei destinatari, sempre ricordando il motivo che li ha messi insieme, cioè la grazia del Signore Gesù Cristo.

"Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi".
Rendimento di grazie e preghiera di intercessione, in questo ordine, costituiscono il modo in cui Paolo rimane in contatto spirituale con questa piccola comunità in crescita, di cui sente la responsabilità pastorale pur essendo lontano e in prigione a Roma.
La sua corsa missionaria sembrerebbe bloccata dal dover attendere il giudizio di Cesare a cui si era appellato, ma la sua foga per il Vangelo non ne risente.
Sempre leggiamo come Paolo si tenga aggiornato sui progressi e sui problemi delle comunità nascenti, senza venire impedito in questa sua premurosa attenzione dalle distanze, che al suo tempo erano immense se rapportate alle nostre.
Veramente la comunione dei santi per lui era un dono tangibile e prezioso, alimentata dal rendimento di grazie e dalla preghiera che innalzava continuamente al Signore risorto, presente in mezzo ai suoi e con lui in prigione.

"Avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli".
Fede, speranza, carità, tre parole che racchiudono tutto il vissuto dei discepoli di Gesù: queste sono le notizie importanti da conoscere dei propri fratelli, questo il motivo per cui stargli vicino e pregare1
La fede che i colossesi hanno in Cristo Gesù, risorto e vivo, è di profondo conforto all'apostolo, come pure la carità, attenzione reciproca di sostegno che circola fra tutti i fratelli.
Tutti sono ritenuti da Paolo "santi", ma non, come si potrebbe fraintendere, perché sono senza peccato. La santità dei discepoli è dono dello Spirito Santo e ci accomuna tutti.
E la carità reciproca è sostenuta della "speranza che vi attende nei cieli".
Leggendo Paolo pensavo che volto fecondo e lungimirante avrebbe la nostra chiesa se camminasse con questa certezza, senza dubbi e tentennamenti sulla meta. Noi siamo attesi nei cieli, rivestiti già fin d'ora di santità, animati da una fede salda nel Cristo Risorto che è dono del Padre.
Mettere al centro questa ricchezza farebbe passare in secondo piano tante sciocchezze che non fanno che inquinare i rapporti tra i credenti.
Attingiamo a questo dono che Paolo ci ha lasciato, preghiamo per i fratelli e rendiamo grazie per il dono della chiesa che mantiene viva la Parola e l'annuncia a tutti.
Fiducia in Cristo, amore per ogni uomo e donna della terra, speranza nella salvezza perché il Signore è fedele: questa è l'anima della chiesa che continua a camminare animata dai doni del Maestro.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 52 (51)
Commento del 04/09/2019

Vangelo di Lc 4, 38-44
Commento dell'01/09/2021



Commenti

  1. "La speranza
    che vi attende nei cieli".
    Un dono è custodito
    per noi nel cuore di Dio.
    Su questo è fondata
    la mia speranza.
    Nessuno può rubarla.
    La mia speranza si realizzerà come in cielo così in terra.
    Con il cuore rivolto al cielo
    spero oggi su questa terra.
    "La speranza
    che vi attende nei cieli".

    RispondiElimina
  2. In tutto il mondo,porta frutto e si sviluppa.
    Grazie per questa capillarità del messaggio.
    La penetrazione nei cuori,
    La TUA Parola perfora i cuori,li rigenera ..... e fa fare cose da cuori!
    Grazie

    RispondiElimina
  3. Siamo figli attesi:
    la Tua Parola Signore è
    consolazione,
    ci dona il Bene,
    ci aiuta ad affrontare la giornata con la serenità nel cuore
    e la certezza
    che tutto,Signore, è nelle Tue mani.
    Mani benedette.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019