Vangelo del 15 settembre 2023

L'accolse con sé
Gv 19, 25-27

"In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo:
«Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé".


Il Vangelo di Giovanni sceglie un modo unico per annunciare la croce di Gesù: quello dei segni, sette in tutto, che vanno dalle nozze di Cana alla resurrezione di Lazzaro. Per questo la passione che lui descrive si discosta dal racconto dei Sinottici, e si rivela come segno per eccellenza per indicare il modo in cui Dio sceglie di salvare il mondo.
Nella "Dives in misericordia" del 1980, Giovanni Paolo II spiega in poche parole il significato di questi "semeion":
"Il Messia diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è amore, diviene segno del Padre. In tale segno visibile, al pari degli uomini di allora, anche gli uomini dei nostri tempi possono vedere il Padre".
Nel brano di oggi l'apostolo Giovanni, nel raccontare la morte di Gesù in croce, ci mostra ai suoi piedi Maria, la madre e "il discepolo che egli amava", identità in cui Giovanni stesso si ritrovava e in cui tutti i discepoli possono identificarsi.

"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava".
Lo sguardo di Gesù non è rivolto al cielo ma sulle ultime due persone che sono con lui prima di morire, la "madre che sta perdendo colui che lei ama e il discepolo che perde colui che lo ama" (Silvano Fausti).
La croce è apice d'amore a 360 gradi, in cui si rivela la gloria di Dio, la gloria di Dio Amore (cfr. 1Gv 4, 8).
Anche sulla croce la direzione dello sguardo di Gesù continua, mai verso sé stesso, ma rivolto all'umanità compresa, incarnata, lui che è stato gli occhi del Padre, la bocca del Padre, le braccia del Padre; fino all'ultimo continua ad essere trasparente dell'Amore che lo ha mandato.
In quello sguardo in cui "vede" chi ama, sta il senso ultimo della Croce, del Vangelo e dello Spirito.

"Disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!»".

La morte di Gesù non è sterile, non è l'ennesimo fallimento che dimostra la fine di tutto.
Sotto la croce si realizza un nuovo "parto" e la "Donna" ha un nuovo figlio.
I discepoli, tutti i discepoli, noi stessi siamo nati sotto la croce nel momento in cui l'amore di Dio per l'umanità si è scoperto nella spoliazione da ogni pretesa, nella rinuncia ad ogni condanna, nel subire ogni peccato, nel perdonare fino alla fine.
L'amore di Dio non finisce con la morte di Gesù. Si manifesta ancora attraverso l'esperienza di amore dei discepoli.
La rivelazione è tutta compiuta (cfr. Gv 19, 30) perché tutto l'Amore è rivelato, tutto ciò che Dio doveva dire e dare, in Cristo ci ha raggiunto e beneficato.

"Poi disse al discepolo:
«Ecco tua madre!»".

Gesù non ha tenuto niente per sé, "non considerò un tesoro geloso" (Fil 2, 6) nulla, neanche la madre e ora la dona come mamma di ogni discepolo.
La fede della madre sarà rifugio è sostegno della fede di ogni figlio. Un prefazio della messa del tempo di Avvento dice:
"In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova".

È una nascita nuova che rivela il senso che sfuggiva a Nicodemo (cfr. Gv 3, 4), una maternità nuova per una figliolanza partorita affinché attraversi la morte.
Maria, madre di Gesù, diviene la madre di tutta l'umanità, ultimo dono del Padre a noi attraverso il Figlio che ama sino alla fine e si dona senza riserve.

"E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé".
Il discepolo che si sentiva amato, ama a sua volta, accoglie tutto di Cristo, compreso il grembo che lo ha generato.
Gesù fa il dono e il discepolo è lì con le braccia aperte a farlo suo. L'accoglienza di Giovanni sotto la croce mostra che tutto di Gesù non va perso, ma è la semina feconda per coloro che guardando alla croce "capiscono" finalmente cosa sia l'Amore.
I soldati si limitano ad arricchirsi con le sue vesti (cfr. Gv 19, 23), il discepolo accoglie la carne stessa del Figlio, la sua propria Madre.
La madre e il discepolo amato, fermi sotto la croce sono testimoni accoglienti dell'Amore grande del Padre che ha tanto amato il mondo da dare sé stesso nel Figlio (cfr. Gv 3,16).

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Eb 5, 7-9
Commento del 15/09/2022

Salmo 31 (30), 1- 9
Commento dell'01/02/2021

Vangelo di Gv 19, 25-34
Commento del 24/05/2021


Commenti

  1. "Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava".
    Sono gli ultimi momenti
    prima della sua morte.
    Gesù vede la madre
    e il discepolo che amava.
    Ha sempre occhi per tutti.
    Sino alla fine.
    Vede la madre che vuole che continui ad essere madre per tutti i discepoli.
    Vede il discepolo che affida a sua madre perché continui a vivere di quell' amore in cui nasciamo e per cui viviamo.
    "Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava".

    RispondiElimina
  2. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé".
    Si
    Il discepolo raccoglie l'eredità del Suo maestro
    Accoglie!
    L'accoglienza è il cardine per una esistenza di comunione fraterna.
    accogliamo i fratelli,tutti.
    Amen

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